È possibile studiare sociologicamente la fede? Qualcuno è restio a usare il termine «fede», in quanto essa apparterrebbe a un’interiorità sfuggente alle analisi. Altri, tra cui l’autore, non ha lo stesso «pudore professionale»: senza debordare dalle proprie competenze, questi ritiene che sia possibile analizzare empiricamente la fede, certo non nella sua natura interiore o divina, ma come «atteggiamento umano» che è sorretto da motivazioni, può modificarsi nel tempo, può orientare la vita in vari modi, si esprime attraverso scelte e azioni.
Proprio nei giorni più difficili della pandemia è uscito questo volume di fratel Luciano Manicardi, dal 2017 priore della comunità di Bose. Pagine che affrontano un tema di grande attualità sempre, ma in quei giorni anche di urgente e drammatica attualità: la fragilità. Perché è stata la fragilità colei che per prima abbiamo incontrato nei giorni del confinamento.
Da tre anni, sulle nostre pagine, nella rubrica Le virtù del mercato, Luigino Bruni dà voce all’intreccio tra economia e religione e tra mercato e spirito, mostrando i segni della presenza di una dimensione religiosa nella vita economica e sociale.
Sugli stessi temi, nella collana Pagine prime di Vita e Pensiero, edita in collaborazione con «Avvenire», ha pubblicato questo interessante volume che si è aggiudicato la prima edizione del «Premio Letterario Ambasciatori presso la Santa Sede» 2020.
Sarà vero. Senza punto di domanda finale, perché da sempre le fake news nascono male, e sono smascherabili, ma poi condizionano la realtà. Diventano assurdamente «vere». Il libro è la «nuova edizione aggiornata e ampliata» di un testo apparso nel 2009: i casi aumentano, e forse ce ne saranno anche per una futura edizione. Possiamo ridere di quelli del passato (donazione di Costantino, Priorato di Sion, ecc.), ma sarà meglio impararne le dinamiche mentali per difenderci oggi.
Il ballo, secondo le ultime ricerche delle neuroscienze, ci rende più intelligenti. È la tesi del libro della neurobiologa Lucy Vincent, secondo la quale la danza permette di apprendere dalla realtà, per mezzo di sensazioni che tale attività trasmette al corpo. Bastano movimenti anche moderati, ma praticati con regolarità, per incidere sulle funzioni cognitive e sullo stato emotivo. E non c’è differenza tra tipi di ballo (ogni carattere o stato d’animo ha la sua danza), né limiti di età.
«Parlare di ricordi è parlare di identità. (…) Ricordare veramente è levare i nostri ormeggi e salpare verso il mare aperto», scrive l’autore, abate dell’abbazia di Mount Saint Bernard, in Inghilterra. Il ricordo, infatti, è il tema di fondo di queste preziose pagine che l’autore stesso definisce «un apprendistato della memoria», strutturato attorno a sei comandi biblici capaci di mostrarci come il nostro destino sia «relazione», perché siamo esseri la cui solitudine è spezzata dalla presenza di Dio.