Il dialogo tra Mosè e la «voce» nel roveto ardente mostra alle coppie una cosa sola: che è possibile bruciare d’amore l’uno per l’altra senza consumare il sentimento. Purché esso sia abitato, come il roveto, da Dio.
La consapevolezza della povertà è centrale per la fede. Solo chi ha fame riceve volentieri qualcosa da mangiare. Per questo il Vangelo è per i poveri, che si ritengono tali anche se sono colti, hanno imprese o tengono esercizi spirituali.
Nel brano evangelico delle nozze di Cana c’è una figura su cui di rado ci si sofferma. È il maestro di tavola, figura fondamentale per riconoscere il «vino buono»…
C’è un tempo in cui, anche se solo metaforicamente, perdiamo i nostri figli. Ma se continuiamo a cercare di riallacciare con loro una relazione, arriverà il terzo giorno, il giorno in cui anche loro «risorgeranno» a una nuova identità adulta.
I pregiudizi ostacolano il compiersi del bene, perché creano una «visione tunnel» che orienta il nostro sguardo alla ricerca degli elementi che confermano la nostra idea, e ci rende ciechi a tutto ciò che la mette in discussione.
Mentre siamo «imbarcati» in un matrimonio, a volte scoppia la tempesta e pare che Gesù, come nell’episodio evangelico, dorma incurante delle nostre paure e del nostro dolore. Ma è proprio così?