I sommelier dell’amore
«Tre giorni dopo ci fu un matrimonio in Cana di Galilea, e la madre di Gesù era là. Anche Gesù fu invitato con i suoi discepoli al matrimonio. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. Gesù le disse: “Che c’è fra me e te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta”. Sua madre disse ai servitori: “Fate tutto quel che vi dirà”. C’erano là sei recipienti di pietra, del tipo adoperato per la purificazione dei Giudei, i quali contenevano ciascuno due o tre misure. Gesù disse loro: “Riempite d’acqua i recipienti”. Ed essi li riempirono fino all’orlo. Poi disse loro: “Adesso attingete e portatene al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. Quando il maestro di tavola ebbe assaggiato l’acqua che era diventata vino (egli non ne conosceva la provenienza, ma la sapevano bene i servitori che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: “Ognuno serve prima il vino buono; e quando si è bevuto abbondantemente, il meno buono; tu, invece, hai tenuto il vino buono fino ad ora”» (Gv 2, 1-10).
Solitamente non scegliamo mai brani tipici da matrimonio, ma stavolta, scusateci, la tentazione è stata troppo forte. Per farci perdonare, vi diciamo subito che, a proposito di questo vangelo, non vogliamo riflettere sulla capacità di Maria di saper leggere la situazione di mancanza nel matrimonio di questi neo sposi; non vogliamo porre l’attenzione sulle giare vuote simbolo di una fede scialba, che ha perso il contatto con il trascendente; non vogliamo neppure verificare la necessità, anche per le coppie di oggi, di ritrovare vino buono per la propria relazione. Di questo episodio vorremmo mettere in evidenza un personaggio spesso trascurato, una persona il cui ruolo può risultare utile a noi coppie del primo secolo del secondo millennio. Desideriamo riflettere sul maestro di tavola e sulla sua utilità per la buona riuscita della festa e delle nozze.
In questo episodio, Gesù ridà brio a un matrimonio che si stava ammosciando, riporta vitalità in una festa che si stava letteralmente annacquando, e lo fa a modo suo, in abbondanza, producendo circa seicento litri di vino. Tuttavia, una volta fatto il miracolo, non fa distribuire questo vino direttamente agli invitati, non lo dà nemmeno subito agli sposi – in fondo era il loro matrimonio, sarebbe stato legittimo… –, ma dà l’indicazione ai servi di portarlo a colui che dirige il banchetto, al maestro di tavola, vale a dire al «sommelier» della compagnia. Dalla sua risposta capiamo due cose su questa persona: che se ne intende di vino e che sa come, solitamente, funzionano i matrimoni. Che ne capisca di vino lo si evince dal suo saper esprimere un giudizio ponderato sulla qualità di quello fatto portare da Gesù. Quest’uomo ha l’esperienza e la competenza per paragonarlo al vino bevuto fino a quel momento, e alle diverse qualità di vino in generale. Ha memoria dei vini già bevuti, li sa distinguere e sa dare una valutazione di qualità a quello appena sorseggiato. Che sia esperto di matrimoni – forse era un wedding planner del tempo…– lo si comprende dalla sua conoscenza del «trucchetto» di dare il vino buono all’inizio, quando si è lucidi e sobri, portando invece quello di scarsa qualità verso la fine del matrimonio, quando gli invitati sono stanchi e un po’ alticci.
Il maestro di tavola non conosce la provenienza del vino, ma lo sa distinguere, ha, cioè, l’esperienza gustativa per valutare ciò che è buono e ciò che è scadente. Il direttore del banchetto è dunque quella figura che aiuta gli sposi a far sì che il loro matrimonio funzioni bene, è l’intermediario tra loro e quello che succede nel matrimonio, è colui che ha la capacità e l’esperienza per distinguere il vino buono per la loro cerimonia dal vino scadente.
Chi è il maestro di tavola nella vita di noi coppie? È quel sacerdote che fa pastorale familiare da una vita e ha incontrato nella sua canonica centinaia di coppie in difficoltà. È quella coppia più avanti nell’età, che ha fatto propria, insieme alla sua esperienza personale, quella di tante coppie che ha accompagnato e sostenuto. È quello psicoterapeuta che, a forza di fare corsi di formazione, si è specializzato in terapia di coppia e ha già aiutato tante altre coppie in difficoltà. I maestri di tavola sono dunque quelle persone che hanno acquisito, per esperienza e per studio, la capacità di distinguere il vino buono, per la relazione di quella coppia, dal vino scadente. Quelle persone che possono aiutare a dare una direzione a quelle giovani coppie che non hanno i parametri per comprendere che cosa significa amarsi, che cosa significa sacrificarsi, perdonare, essere in crisi e saper ripartire. Sono quelle persone a cui è bene affidarsi per far sì che il proprio matrimonio funzioni bene, perché ci possono fornire i criteri per distinguere ciò che è utile per aiutare il nostro amore a crescere da quello che non lo è e ci porta in direzione contraria.
Il maestro di tavola non può risolvere il problema della mancanza di vino, ma può aiutare noi coppie a distinguere ciò che è buono per il nostro amore da quello che è deleterio. Siate furbi, accedete a queste persone, confrontatevi, non fatevi «fregare» da coloro che vi vendono vino scadente a prezzi esorbitanti, rivolgetevi a dei bravi sommelier dell’amore di coppia.
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!