Dimenticato per due secoli, oggi Georges de La Tour è uno dei pittori francesi più conosciuti e amati da tutte le generazioni. Merito della sua capacità di giocare con i chiaroscuri, rendendo visibile l’invisibile.
Da vent’anni il misterioso «writer» di Bristol conduce la sua lotta contro il sistema a colpi di spray e non solo. Le sue opere, quotatissime, fanno discutere e riflettere. Una mostra, a Milano fino al 14 aprile, ne raccoglie un’ottantina.
La tecnica dell’imaging diagnostico ha rivelato dettagli di opere rifatte e personaggi modificati sulla stessa tela, e perfino dipinti sottostanti. Al Palazzo Reale di Milano l’esposizione di venti capolavori del maestro lombardo.
A Milano nel 1938 viveva forse la Comunità ebraica più numerosa d’Italia. Di questo gruppo faceva parte anche Alfredo Sarano, nato ad Aydin, in Turchia, nel 1906 e trasferitosi nel capoluogo lombardo nel 1926, a 20 anni, per studiare economia all’Università Bocconi. Fin da subito molto attivo in campo sionistico, il giovane diverrà testimone di un crescendo di violenza e ingiustizia che troverà spazio tra le pagine di un diario.