Spesso si è pensato che la narrazione fosse semplicemente il modo di comunicare le cose, ma che solo l’intelligenza logico-critica fosse quella veramente capace di far crescere il sapere e la conoscenza dell’uomo. In realtà le storie non servono solo per essere raccontate, ma servono per pensare. La logica si muove sul piano del presente e della contemporaneità; non funziona con la causalità e la previsione.
Solo un pensiero che recuperi la dimensione spirituale (che è più ampia di quella religiosa) può oggi superare le divisioni e prendersi cura delle ferite del mondo.
Ogni cambiamento comincia col confutare questa credenza, che inibisce l’azione e la possibilità di fare qualcosa di diverso e di più utile, generando un pensiero alternativo: tra il dire e il fare c’è di mezzo non il mare, ma il cominciare.
L’essere umano lo abita non solo occupando uno spazio ma dandogli senso, legandolo a una storia e a un progetto. Dimorare nella speranza è il compito che ci è affidato.