Ripensiamoci
Senza pensiero non c’è libertà e oggi, nonostante tutti i dispositivi che potenziano la nostra intelligenza, la capacità di pensiero è a rischio. In latino pensare significava pesare, attribuire un valore. Gesto che implica una capacità di fermarsi, prestare attenzione, valutare. Difficile farlo quando si corre sempre!
In greco pensiero è nous, parola dai molti significati: il primo è spirito, poi ragione, intelligenza, ingegno. Ma che ne è dello spirito oggi? Con l’età moderna il pensiero accentua la dimensione razionale, rompendo l’integralità del pensiero antico e diventa sempre più astratto e analitico. In questo modo si è potenziata la capacità di efficienza, di dominio della natura, ma si è anche contribuito ad accrescere l’entropia: lo stato di disordine, frammentazione, perdita di varietà nelle specie viventi, e anche nel modo di pensare, sempre più polarizzato attorno ad alternative parziali e faziose. Il digitale ha accentuato la capacità di intervento sulla realtà, ma anche il livello di astrazione, traducendo tutto nel codice binario 0/1.
Senza rinunciare alle enormi possibilità che si aprono, la sfida oggi è recuperare la dimensione integrale del pensiero, che è relazionale. Ci aiuta l’assonanza del verbo francese penser con panser, che significa curare, medicare. Solo un pensiero che recuperi la dimensione spirituale (che è più ampia di quella religiosa) può oggi superare le divisioni e prendersi cura delle ferite del mondo.
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