Aspettando San Giacomo
Credo che José Barreiro, hospitalero a Sigüeiro, paese della Galizia, pochi chilometri ancora per arrivare a Santiago de Compostela, sia rimasto sorpreso quando, a gennaio, ha visto arrivare al suo ostello una solitaria ragazza portoghese. Proveniva dalla Germania, aveva camminato per settimane, e non si era resa conto che il Cammino fosse «chiuso». José l’avrebbe ospitata volentieri, ma non era possibile: quella notte la ragazza trovò accoglienza in un piccolo albergo privato. Anche l’ostello era chiuso. Gli albergues pubblici, gestiti da volontari, sono chiusi, salvo contrordine, almeno fino a giugno. «Ma non è che non si possa camminare» mi avverte Flavio. E bisogna dargli ascolto: Flavio percorre i cammini di Santiago da quaranta anni. Da trenta, è hospitalero in Portogallo e nei Paesi Baschi. Instancabile, sta, assieme ad amici, tracciando il «Cammino di Santo Jacu» in Sardegna. E questa estate tornerà nelle sue terre portoghesi attraverso Francia e Spagna. «Per essere in regola sarà necessario vaccinarsi e avere il passaporto vaccinale quando ci sarà. E se si vogliono evitare gli alberghi, ci si porta dietro la tenda». Per molti «antichi» camminatori sarà come un ritorno alle origini. Nelle istruzioni per lo zaino, una novità: sono apparse le mascherine, i gel e i disinfettanti.
A gennaio sono arrivati a Santiago 59 pellegrini. Nessun italiano. Brusca diminuzione a febbraio: ne sono arrivati solo 14. Sono i camminanti che si sono presentati alla Oficina del Peregrino. Ma con la primavera, stanno arrivando prenotazioni, richieste di informazioni e centinaia e centinaia di pellegrini stanno preparandosi a partire. Verranno per primi gli spagnoli, gli italiani, i portoghesi. Sta per ricominciare il flusso ininterrotto di pellegrini? Il 2019 fu un anno impetuoso per Santiago: varcarono i portoni della cattedrale san Giacomo 347578 pellegrini. Certo, molti si erano accontentati di percorrere solo gli ultimi cento chilometri, distanza minima necessaria per ottenere, senza molta fatica, la Compostela. Ma è stato il numero più alto di pellegrini nella storia del Cammino. Trent’anni prima, nel 1986, erano stati 2491. Nel 2020, anno Uno della pandemia, sono stati poco più di 53mila. «Nel 1972 percorsi il cammino del Nord: non era ancora segnato. Camminai seguendo la guida di Bartolomeo Confalonieri del 1600». Posso solo immaginare la bellezza solitaria del Cammino percorso allora da Flavio. La rete degli ostelli era inesistente: solo otto albergues pubblici.
Oggi, solo lungo i cammini principali, sono centinaia i piccoli alberghi, i B&B, i luoghi per dormire. La pandemia li ha colpiti duramente: vivevano grazie ai pellegrini. Molti non riusciranno a riaprire. Gli altri, dopo aver lottato per sopravvivere alla crisi economica, sperano in un nuovo miracolo di San Giacomo. Il giorno del Santo, il 25 luglio, quest’anno cadrà di domenica: è dunque un anno Giubilare, in un secolo capita quattordici volte, chi percorrerà il Cammino nel 2021 otterrà il perdono dei propri peccati, un’indulgenza plenaria. Come nel 1937, anno della terribile guerra civile spagnola, quando papa Pio XI autorizzò di prorogare l’Anno Santo, anche oggi questo tempo speciale è stato prolungato: per tutto il 2022 i pellegrini entreranno in Cattedrale dalla Puerta del Pardón, solitamente chiusa. Se davvero ci sarà un ritorno al «tempo della normalità» il Cammino di Santiago è un impegno felice per ritrovare il filo della vita e allontanare lo spettro della pandemia. Flavio aveva promesso di scrivere il suo libro del Cammino, non ha mai tempo e i suoi ricordi si allungano di anno. E allora io vi auguro di incontrarlo per poter ascoltare da lui le storie dell’andare a piedi.
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