Canova digitale
9 ottobre 1779. Sono le 5.30 di mattina. Il sole sta per sorgere sulla laguna veneta mentre uno scultore originario di Possagno (TV), poco più che ventiduenne, si affretta a lasciare Venezia alla volta di Firenze e Roma. Si chiama Antonio Canova e, a dispetto della giovane età, il suo nome figura già tra i membri dell’Accademia Veneziana. La sua ascesa, però, non può fermarsi sull’isola Serenissima. E il viaggio verso la capitale rappresenta l’occasione di spiccare il volo oltre le «mura» di casa. Se conosciamo i dettagli di questa partenza, il merito è di un quadernetto foderato in pergamena: uno dei tanti documenti canoviani custoditi nella Biblioteca Civica di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Fa parte di un prezioso Fondo di oltre 40 mila pagine che, dallo scorso novembre, dopo un anno di lavoro, è sbarcato in Rete. Un tesoro storico-artistico composto da 6.658 manoscritti tra lettere, diari, appunti, diplomi, testimonianze che ora è consultabile, in alta definizione e a titolo gratuito, sul sito archiviocanova.medialibrary.it.
Ma facciamo un passo indietro, al 1852, quando Giovanni Battista Sartori Canova, fratellastro del celebre scultore, porta a Bassano il Fondo dei manoscritti assieme a disegni e incisioni. Sono passati quasi 170 anni da quella donazione. Duecento da quando l’esponente del Neoclassicismo morì, lasciando in eredità ai posteri una schiera di opere straordinarie (in totale 176 sculture, 22 quadri e un numero imprecisato di schizzi, disegni, modelli). Si ricollega a questi due anniversari la volontà dei Musei Civici bassanesi di rendere accessibile a tutti il Fondo. «Un patrimonio fondamentale per approfondire, oltre al percorso artistico, anche la vita di Antonio Canova» spiega Elena Pavan, sindaco di Bassano del Grappa. Dalle epistole, dalle note e persino dal prezzario delle opere, emerge in effetti la personalità di un uomo – come spiega Stefano Pagliantini, direttore della Biblioteca di Bassano – «perfettamente conscio del proprio valore e giustamente dotato di una sicura autostima. Attento a non disperdere alcuna testimonianza della sua attività».
Tesoro biografico
Cuore dell’archivio digitale Antonio Canova sono gli «Scritti» autobiografici del maestro: contributi che raccontano le fasi della sua vita e della sua carriera. Si va dal libriccino del 1777 in cui lo scultore 19enne, quasi illetterato, inizia a tenere nota della contabilità, fino al Testamento dettato il 13 ottobre 1822 a poche ore dalla morte o al libretto di esercizi di lingua inglese. Ad accomunare gran parte dei testi, la presenza di schizzi a matita o a inchiostro che Canova dissemina qua e là come indizi che guidano alla scoperta dell’uomo e dell’artista. Discorso a parte meritano gli appunti di viaggio: da Venezia a Roma, da Roma a Napoli, da Parigi a Londra. Mentre è lontano da casa, lo scultore annota ogni dettaglio della propria quotidianità, compresi pranzi, giochi, spettacoli teatrali e incontri. Sebbene nel corso della sua carriera abbia modo di rapportarsi con molti personaggi potenti, quello che lascia una traccia indelebile nei ricordi e negli scritti dello scultore è senza dubbio Napoleone. Nell’archivio digitale sono disponibili i manoscritti che riportano le conversazioni tra l’artista, l’imperatore francese e la neo sposa Maria Luisa d’Austria a Fontainebleau nell’autunno del 1810.
Completano il Fondo: un volume manoscritto sulla storia del Tempio di Possagno (esposizione di Melchiorre Missirini) e alcuni diplomi, nonché attestati di merito, ricevuti da Canova dal 1789 al 1822 (su tutti: la nomina a Cavaliere dell’ordine equestre di Dio da parte di Pio VII e la lettera accompagnatoria al diploma rilasciata dall’Accademia di belle arti di Genova). Per quanto ricco, il Fondo canoviano trasportato finora sul web rappresenta solo una parte del tesoro custodito nella Biblioteca Civica di Bassano. Oltre agli scritti, «Il progetto si allargherà in futuro anche ai disegni e al resto del patrimonio artistico canoviano di proprietà dei Musei Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa» spiega la direttrice dei Musei Civici, Barbara Guidi. «Il fondo vanta, infatti, ben 1.756 disegni custoditi nel Gabinetto delle stampe e dei disegni del Museo Civico». Questi ultimi conservano inoltre «i celebri monocromi, una delle più rare e singolari espressioni non solo dell’opera di Antonio Canova ma, più in generale, dell’arte neoclassica, e una sessantina di sculture tra cui i preziosi bozzetti preparatori come quello per le Tre Grazie, celebri gessi quali la Venere Italica ed Ebe o, ancora, la serie dei ritratti e delle “teste ideali”». Non resta che attendere fiduciosi il completamento di questa migrazione digitale. Perché se è vero che l’arte appartiene a tutti, potervi accedere liberamente rappresenta un grande passo avanti verso una cultura sempre più vissuta e condivisa.
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