Economia a prova di felicità
Nonostante l’economia e il mercato ci offrano, quotidianamente, uno spettacolo di vizi, l’economia e il mercato sono abitati anche da molte virtù. Perché, semplicemente, l’economia è la vita. E quindi è piena di vizi e di virtù, come lo è la vita. In questo nostro tempo di passaggio d’epoca sono però troppe le parole spese per sottolineare i vizi dell’economia, degli imprenditori, delle banche. C’è quindi un estremo bisogno di nuove «parole buone» sull’economia, sui lavoratori, sulle imprese. C’è bisogno di bene-dizioni, che prendano il posto delle tante male-dizioni che si odono.
Se non ricominciamo a parlare bene e a «riconoscere» il lavoro, potremmo immaginare tutti i sistemi incentivanti più perfetti, ma non aumenteremo la gioia di vivere nei luoghi del lavoro. Il vero bonus di cui avrebbero bisogno oggi gli insegnanti in Italia è la stima, tremendamente carente in un Paese che, mentre vuole incentivare maestre e professori, li tratta come dei fannulloni incompetenti. Il denaro non è mai stato un buon sostituto della gratitudine, anche se ci ha sempre provato.
Anche l’economia, essendo un pezzo di vita, ha le sue virtù, che sono in parte specifiche e in parte universali. Le virtù della giustizia, della prudenza, della temperanza, della fortezza, le cosiddette «virtù cardinali», non sono «solo» virtù specificatamente economiche ma sono «anche» virtù economiche, benché oggi vengano, troppo spesso, considerate dalla nostra cultura del business come dei vizi. Come non sono prerogativa dell’economia e del mercato le «virtù teologali» della fede, della speranza e dell’agape, che comunque restano «anche» virtù economiche (che sarebbero le imprese e il lavoro senza gente capace di credere, di sperare, di amare?).
Ci sono poi virtù «tipicamente» economiche, quelle che gli operatori dei mercati e delle imprese dovrebbero coltivare per raggiungere l’eccellenza in questo àmbito della vita. Alcune di queste virtù oggi sono molto enfatizzate dalla cultura dominante nelle grandi imprese – efficienza, meritocrazia, efficacia… –. Di altre si parla molto meno, e per questo saranno le virtù di cui soprattutto parleremo nel corso dell’anno.
In genere le virtù sono associate a un’altra bella parola: felicità. Si dice che il premio della virtù sia la felicità, o che addirittura lo scopo ultimo di chi pratica le virtù sia la felicità. In realtà, sono sempre più convinto che per noi esseri umani la felicità è troppo poco. Dalla vita vogliamo molto di più della felicità. Vogliamo, vorremmo, stima, riconoscenza, verità, senso. Nella vita, e quindi nell’economia e nel lavoro. La felicità non basta per saziare la nostra fame insaziabile d’infinito.