Gli orfani di suor Jeanne Pascale

Una giovane suora della Repubblica di Guinea sta cercando con il vostro aiuto di strappare alla morte gli orfani delle mamme decedute durante il parto.
15 Gennaio 2019 | di

Suor Jeanne Pascale Guilavogui ha due occhi svegli e un sorriso gentile. Basta parlare qualche minuto con lei per capire che il mito della «suorina» africana dimessa e appiattita sulla carità del giorno per giorno è un pregiudizio. Suor Jeanne è un concentrato di forza e dolcezza, di progettualità e resilienza. Viene dalla Repubblica di Guinea, nell’Africa Occidentale e fa parte delle Serve di Maria Vergine e Madre, una congregazione locale che ha come carisma la salvaguardia delle mamme in gravidanza e dei loro bambini.

Non è un caso. Nella diocesi di N’Zérékoré, a Sud del Paese, dove le 42 suore della congregazione operano in 10 comunità, la mortalità materno-infantile è altissima e gli orfani si contano a decine. «La nostra diocesi è grande come la Toscana – afferma suor Jeanne in un buon italiano, tradendo la conoscenza del nostro Paese –, non ha strade, servizi sanitari, scuole, acqua potabile. La comunità di cui faccio parte è in un villaggio isolato dell’interno, a 1.200 km dalla capitale Conakry. Il problema più grande è la fame. Siamo così isolati e poveri che nel 2014 e 2015 l’epidemia di Ebola ha devastato la nostra gente».

Un dono per la gente

Jeanne Pascale ha studiato in Italia: «Un’esperienza bellissima. Eppure, mi sentivo fuori posto: qui mangiavo in abbondanza, in patria le consorelle riuscivano a stento a dare un pasto al giorno agli orfani. Spesso per non sentire i crampi allo stomaco, andavano in chiesa a pregare». Una volta in Europa, Jeanne avrebbe potuto scegliere un’altra strada e invece chiede di tornare al villaggio, all’isolamento e alla fame. «Avevo avuto un’opportunità e dovevo spenderla per la mia gente. Così ho iniziato a cercare qualcuno che potesse aiutarmi a costruire dei pozzi e limitare da subito la causa di molte malattie e morti. E la provvidenza mi ha portato fino a voi».

Grazie a Caritas Antoniana e ai lettori, suor Jeanne Pascale è riuscita nel suo intento: «Non riesco neppure a descrivervi la felicità della gente!» afferma entusiasta. Ma il sorriso si smorza iniziando a parlare degli orfani. «Quando una mamma muore di parto – racconta – portano i piccoli da noi. Li curiamo fino ai 4 anni, poi dobbiamo lasciarli andare, non abbiamo cibo per tutti. E allora cerchiamo una famiglia adottiva, quando possibile il padre. Purtroppo molti di loro muoiono lo stesso, perché la gente crede che questi orfani siano gli assassini della madre».

Soli a 4 anni

Rimango di sale. Bambini di 4 anni abbandonati a se stessi. La suora legge il mio sconcerto. Siamo due donne, due mamme, ognuna a suo modo, di fronte a un baratro più grande di noi. Nel silenzio una lacrima le riga la guancia. La sua gioia si è tramutata in un dolore profondo, con una naturalezza che è ignota a noi occidentali: «Piangiamo quando arrivano – aggiunge piano, senza giudicare – e piangiamo quando se ne vanno. La nostra sola consolazione è la speranza che il domani sarà migliore. Altrimenti come potremmo sopravvivere?».

Suor Jeanne Pascale ha tanti sogni: una scuola, un convitto per far crescere al sicuro i bambini, un ambulatorio per il parto. Nella sua testa si va formando l’embrione di un sistema virtuoso per strappare i bambini alla morte. «Oggi è così, domani il Signore ci aiuterà» ripete.

Seguire la propria montagna

In Italia c’è paura dei tanti immigrati che fuggono dalla povertà, dalle guerre e dalla fame. Butto là la domanda e lei non si sottrae: «Vicino alla missione c’è una grande montagna – inizia il racconto come fosse una fiaba africana –, da cui si ricava la bauxite, che serve per i telefonini. Ogni giorno tanti vagoni della nostra montagna viaggiano, attraverso l’unica via ferrata esistente, fino al mare e poi se ne vanno per il mondo. In questo spazio non c’è un solo posto di lavoro per chi vive qui. E io dico che è normale che la mia gente segua la sua montagna, perché Dio ha fatto la terra per tutti».

Data di aggiornamento: 15 Gennaio 2019
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