Il dono di Caterina
Recanati, provincia di Macerata. Lungo la provinciale 77, località Fontenoce, un’auto improvvisamente sbanda. Prima urta un camion, poi finisce contro un albero. A bordo una ventunenne di Castelfidardo (AN). Sta rientrando a casa dal lavoro. Le sue condizioni sono gravissime. Portata all’ospedale Torrette di Ancona, morirà quattro giorni dopo, l’8 maggio 2017. Lei si chiamava Caterina.
Finale Emilia, provincia di Modena. La ragazza è a letto quando squilla il telefono. La chiamano da Padova. L’équipe del professor Federico Rea, direttore del Centro di Chirurgia toracica dell’Azienda ospedaliera di Padova, le dice di prepararsi in fretta. Sofferente di cirrosi cistica, la giovane è da tempo in lista d’attesa per un trapianto di polmoni. Non c’è tempo da perdere. Una giovane donna, le dicono, ha donato questi e altri organi. È la notte tra l’8 e il 9 maggio di due anni fa. Lei si chiama Ilaria.
Per Ilaria quella «sorella di respiro» è una perfetta sconosciuta in vita. Ma conosciuta in morte grazie a sant’Antonio. Da questo momento, infatti, le storie delle due ragazze si incroceranno per sempre.
Sono in tanti a beneficiare del grande dono di Caterina e dei suoi cari. Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 2017, dopo che i medici ne dichiarano la morte cerebrale, Caterina dona tutti i suoi organi. Il cuore va al centro trapianti di Udine, un rene a Genova, l’altro rene nelle Marche al centro trapianti di Ancona (Torrette), il fegato a Torino (ospedale le Molinette), i polmoni al centro trapianti di Padova dove saranno impiantati a una ragazza di 21 anni. Ilaria, appunto. Ilaria Scacchetti di Finale Emilia.
Giordano e Maria Luisa, i genitori di Caterina, si recano tutti i giorni sulla tomba della figlia. Sono passati alcuni mesi dalla sua morte. «Quella mattina, arrivati dinanzi alla lapide di nostra figlia, vediamo subito che c’è qualcosa di diverso – racconta papà Giordano –. Troviamo un bigliettino: “Sono Ilaria, e tu sei il mio angelo custode”.
Otto parole scritte a mano che dicono tutto. Non può averle lasciate chiunque. E poi, c’è un cero con una piccola immagine di sant’Antonio». Giordano e Maria Luisa capiscono. Dietro quel gesto c’è una persona che non conoscono, ma il cui destino si è legato, per sempre, a quello della loro Caterina. «Nostra figlia era una ragazza semplice, piena di vita, di iniziativa, con la grande passione del tennis – racconta il papà –. Si era diplomata all’Itis “Meucci” dove le è stata intitolata una targa. Amava fare del bene in maniera disinteressata. Lo ha fatto pure in morte».
La normativa nazionale ufficialmente vieta che i riceventi conoscano l’identità dei donatori, per evitare ripercussioni di natura psicologica. Ma a Ilaria Scacchetti qualcuno confida, tra le righe, che quel regalo viene da lontano, che la donatrice è una sua coetanea, vittima di un incidente stradale e finita per qualche giorno in coma. Cosi, dove non arriva la legge, arriva sant’Antonio.
Con un cero, e poche parole. Attraverso quegli indizi Ilaria, che è una ragazza determinata, inizia a cercare. Vuole ringraziare quella famiglia, e indirettamente Caterina, per averle permesso di tornare a «respirare». Sul web incrocia informazioni e tempistiche. Rintraccia un nome e un cognome, decide di andare nelle Marche.
Qui contatta i servizi cimiteriali: racconta la sua storia, dice che è la ricevente di un regalo enorme e vuole pregare sulla tomba della persona che lo ha reso possibile. Un funzionario trova quella tomba e ne dà comunicazione a Ilaria. Lei porta subito un biglietto e il cero di sant’Antonio. Li lascia tra i fiori, davanti a una foto: quella di Caterina Governatori.
«Siamo entrati in contatto con la ragazza che aveva ricevuto i polmoni di nostra figlia solo dopo aver trovato il suo bigliettino e il cero di sant’Antonio davanti alla tomba – prosegue papà Giordano –. Ilaria sapeva che non poteva esserle rivelata in alcun modo l’identità del donatore, ma lei stessa ci ha raccontato di aver pregato a lungo il Santo di farle trovare la persona che l’aveva restituita alla vita anche solo per esprimere un grazie.
L’emozione è stata grande: per noi, per Ilaria e per la sua famiglia. Ne è nata un’amicizia davvero speciale. Ci siamo visti, ad esempio a Loreto, ci sentiamo spesso. La nostra Caterina era un inno alla vita: generosa, disponibile, sorridente, solare. Abbracciare Ilaria e i suoi genitori ci ha fatto un piacere immenso. Sapere che nostra figlia vive in qualcun altro, e che sarà sempre benedetta dai riceventi, ci dà un po’ di conforto. Convinti che il bene può davvero andare oltre il dolore e la morte».