Il lato spirituale dello sport
In che rapporto stanno lo sport e la fede? Per riflettere sul tema, lo scorso ottobre il Pontificio Consiglio della Cultura ha promosso in Vaticano la prima conferenza mondiale dal titolo: «Sport al servizio dell’umanità». L’evento ha messo intorno allo stesso tavolo papa Francesco, 15 leader di religioni diverse e le più importanti realtà nazionali e internazionali che si occupano di sport.
Presenti anche campioni come Alex Del Piero, Bebe Vio, Giusy Versace. Un terreno di coltura ideale per far partire nuove iniziative. La scintilla è una frase del Papa «Mettetevi in gioco, nella vita come nello sport». Ne è nata una riflessione a più voci, i cui frutti si vedranno nel tempo. Un dossier speciale del Messaggero di sant’Antonio, in uscita ad aprile, raccoglie la sintesi di quel lavoro, fortemente voluto da papa Francesco.
Qui riportiamo l’intervista a Viviane Senna, la sorella di Ayrton, il grande campione brasiliano di Formula Uno, scomparso nel 1994.
Il sogno di Ayrton
Viviane, la sorella del campione brasiliano di Formula Uno, morto per un incidente al Gran Premio di San Marino nel 1994, è presidente dell’Instituto Ayrton Senna, nato per promuovere l’istruzione tra i bambini più disagiati. Il progetto finora ha coinvolto oltre 16 milioni di giovani.
Perché l’istruzione tra i tanti progetti che si potevano realizzare?
Sono la disuguaglianza e la mancanza di opportunità che non consentono alla maggioranza dei bambini brasiliani di costruirsi un futuro. L’educazione è uno dei grandi mezzi che permette lo sviluppo personale. Lo sport, in particolare, è uno strumento molto speciale per educare, per liberare il potenziale.
Quali obiettivi?
Ogni anno offriamo accesso all’istruzione a quasi 2 milioni di bambini in tutto il Brasile. Abbiamo realizzato il sogno di Ayrton. Poco prima della morte mi confidò che avrebbe voluto fare qualcosa per i più giovani. Non ha avuto il tempo di farlo personalmente. Ma oggi questo sogno è realtà per tanti piccoli brasiliani che avranno l’opportunità, che Ayrton ha avuto, di svilupparsi e realizzarsi pienamente. Ayrton vive in questi ragazzi.
Che cosa avrebbe detto oggi?
Lui non correva per guadagnare, né per il potere o la fama, ma perché correre era la sua natura, il dono che Dio gli aveva fatto. Se fosse qui, oggi, condividerebbe in pieno l’interesse della Chiesa per lo sport. È importante che le persone abbiano la possibilità di essere se stesse, perché quando lo sono brillano. Brillano come atleti, come religiosi, come imprenditori, come artisti. Dare opportunità a tutte le persone è il grande compito dell’umanità. E lo sport gioca un ruolo fondamentale in questa missione
Nel dossier del Messaggero di sant’Antonio, consultabile da aprile anche nella versione digitale, troverete molti altri interventi: da quello del cardinale Gianfranco Ravasi a quello di Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, dall’intervista allo scrittore e giornalista sportivo Luigi Garlando all’opinione dei campioni Giovanni Pelliello e Giusy Versace.Tra le esperienze raccontate, gli Special Olympics, la Fondazione Candido Cannavò per lo sport nelle carceri, la scuola di calcio di Gioiosa Jonica (RC), sostenuta da Libera nei terreni confiscati alla mafia.