Il mestiere del poeta
Anna si occupa di poesia da anni. Ha un altro lavoro per far quadrare i suoi conti. «Ma non potrei vivere senza poesia». Dice terra terra: «Un poeta riesce a guadagnare qualcosa solo da morto». E mi racconta di poeti russi disperati, di cubofuturisti pezzenti, ma anche di poeti italiani con la vita in bilico. Scopro, in uno scaffale seminascosto la raccolta delle poesie di Valentino Zeichen (pubblicata nel 2014): il poeta Valerio Magrelli lo definisce «disoccupato per vocazione». Viveva in una baracca, priva di riscaldamento, dalle parti di piazza del Popolo a Roma. Anna mi racconta di un poeta che si ammalò seriamente quando vinse un concorso pubblico: «Temeva che non avrebbe più scritto».
Penso alla bellezza della poesia di Pier Luigi Cappello, poeta friulano. Ha vissuto in un prefabbricato per terremotati fino a quando, appena tre anni fa, non gli è stato riconosciuto il vitalizio della Legge Bacchelli (non è durato a lungo: Pier Luigi è morto lo scorso ottobre). «Nessuno può campare di poesia», scrive, raccontando di lui, Maurizio Crosetti. Anche se hai vinto premi importanti. Magrelli lo conferma: «Nessuno è mai riuscito a mantenersi scrivendo versi».
Che mestiere è fare il poeta? Deve, per forza, essere condannato a soffrire? Leggo di Rupi Kaur, poeta – dovrei scrivere «poetessa» – canadese di origine indiana, venticinque anni, un milione e passa di copie vendute con il suo libro di esordio, oltre trentamila copie solo in Italia. Come Anna, ma con diversa fortuna economica, dice: «La poesia guarisce sempre».
Da quando vivo al Sud, ascolto molta poesia. Appena avrò finito di scrivere, andrò a un laboratorio di poesia per ragazzi delle scuole superiori. Ci sono reading, letture, spettacoli, festival, poetry slam. Leggo statistiche che dicono che in Italia si vendono 238 mila libri di poesia all’anno. È molto? È poco? So che le copie stanno aumentando. Darà da vivere al poeta che in questo momento sta leggendo le sue poesie in mezzo a tre vecchi e una ragazza in un bar di paese della Puglia?