Al gran ballo dei festival
Due ragazzi ballano. Alla fine dello scorso agosto. Una mazurka tra una piccola folla nella piazzetta di Aliano, paese della Lucania. Il paese dell’esilio di Carlo Levi. Un festival molto amato del Sud: La luna e i calanchi. Alla sua quinta edizione. Musicisti napoletani, ragazzi di Bologna, una mazurka francese. Un migliaio di persone ha raggiunto Aliano per i giorni del Festival. Ed ad Aliano bisogna proprio voler venire.
Altri ragazzi sono andati ad Alessandria del Carretto. Per Radicazioni, altro piccolo festival storico del Pollino orientale calabrese. Altri ancora hanno fatto rotta verso l’Irpinia, verso Calitri, per i giorni di festa organizzati da Vinicio Capossela. A luglio, al capo opposto d’Italia, erano saliti fino a Montagne, minuscolo paese alpino del Trentino, ad ascoltare racconti di cantastorie.
E poi i festival «importanti»: Mantova (dove bisogna prenotare un anno prima se si vuole trovare un posto per ascoltare scrittori e poeti), Pordenone, Sarzana, Modena. E, ad autunno appena cominciato, appuntamenti a ruota a Matera (Materadio, la Festa di Radio 3) e i ragazzi, che a frotte, arrivano a Ferrara per il festival di Internazionale.
E ancora i festival nostri. I festival francescani, i festival delle religioni. Affollati, partecipati, belli.
Migliaia di persone (molti giovani, ma non è così in assoluto, l’età può salire) che viaggiano per ascoltare musica, poesie, letture, per partecipare a dibattiti, per ballare, per aspettare l’alba. Quindi, si viaggia per cultura? Sì, credo di sì. Per curiosità, per stare assieme, per sentirsi parte di comunità (provvisorie). I poeti diventano, per una sera, star. Si va in provincia (i festival sono nei paesi, nelle città piccole), si va in Appennino, in luoghi abitualmente solitari. Questa onda di festival è economia e reddito, e, allo stesso tempo, afferra un desiderio, una domanda di bellezza, una voglia di star bene. La prova che al mondo, checché ne pensiamo, ci sono belle persone.
La foto dei due ragazzi che ballano, in un altro universo, una mazurka ad Aliano può essere il simbolo di questo tempo di festival.
Ho una domanda: queste migliaia di ragazzi, così belli, dove sono a novembre, dove spariscono, perché non cambiano il mondo?