La Lisbona di Fernando

Seguiamo il Santo nel suo pellegrinaggio terreno, partendo da Lisbona, la città che gli diede i natali e che ancora oggi è permeata dei segni di una profonda devozione.
06 Febbraio 2020 | di

Lisbona, in giugno, si trasforma per festeggiare sant’Antonio. Le celebrazioni antoniane si svolgono prevalentemente nelle strade e durano tutto il mese: feste popolari all’aperto, i cosiddetti «matrimoni di sant’Antonio», la Tredicina e poi la grande processione del giorno 13 per le vie del quartiere Alfama. Sono tradizioni molto antiche che hanno favorito la maturazione di un legame speciale con il Santo nel luogo della sua nascita. Sant’Antonio è visto a Lisbona quasi come un famigliare. Per questo è evocato nelle più diverse situazioni, soprattutto come protettore, ma anche come Santo degli oggetti smarriti e, a partire dal secolo XIX, come Santo casamenteiro, santo, cioè, che fa incontrare gli sposi, proteggendoli poi nella loro vita matrimoniale e familiare (casamento in portoghese significa matrimonio).

Tutte queste tradizioni rivelano una profonda devozione. A renderla palese è l’onnipresenza di sant’Antonio nella città di Lisbona, di cui è il principale patrono. Lisbona è la città che gli diede i natali, in una casa situata a lato della cattedrale, secondo una tradizione che, forse, mira a rafforzare la devozione del Santo alla Madonna. Al battesimo ricevette il nome di Fernando. Il sacramento gli fu amministrato nella cattedrale presso il fonte battesimale che ancor oggi esiste e si può ammirare, insieme alla croce che Fernando, ancora chierichetto, tracciò col dito sulla parete di accesso alla torre per proteggersi dal maligno. Questo segno, inciso nel marmo, è considerato uno dei primi miracoli del Santo.

Fernando dei Buglioni continuò la sua formazione nel vicino monastero di San Vincenzo fuori le mura, dove divenne canonico regolare di sant’Agostino, tra il 1209 e il 1211. Ancora oggi si può visitare, nel monastero, una cappella che fu costruita nel luogo in cui vi era la sua cella. L’immagine del Santo come chierichetto, corista o come canonico di sant’Agostino s’incontra anche in altre chiese della città, perché fu con quegli abiti che visse a Lisbona.

Anche la casa dove sant’Antonio nacque ben presto divenne proprietà della Camera municipale di Lisbona, che vi stabilì il senato della città fino al 1753, e vi costruì una cappella, dando continuità alla devozione che sempre si conservò in quel luogo. Per dare seguito a un desiderio del re Dom Joao II, intorno al 1496 la cappella fu demolita e al suo posto venne eretta una chiesa che divenne, da allora, Casa reale di Sant’Antonio. Purtroppo, quella chiesa vennne distrutta dal grande terremoto di Lisbona del 1755. Si salvarono appena l’altare maggiore e l’immagine di sant’Antonio. Ma le offerte raccolte in Lisbona e in tutto il Paese permisero di innalzare una nuova chiesa, che esiste tuttora. Secondo una tradizione, anche i bambini della città parteciparono alla sua ricostruzione erigendo piccoli altari (tronos) alle porte delle loro case e chiedendo «una monetina per sant’Antonio». La tradizione continua anche oggi e fa parte delle celebrazioni del «giugno antoniano».

Dopo il terremoto del 1755, sant’Antonio divenne protettore di Lisbona, e la sua immagine fu collocata nei principali ingressi e nelle vie di accesso della città. Rimangono ancora le vestigia, come la toponimica via dei Miracoli di Sant’Antonio (nella località dell’antica porta Alfofa), o l’altare di Sant’Antonio nella chiesa di Loreto, o chiesa degli italiani (Chiado), che incorporò l’edicola del Santo che si trovava alle Porte di Santa Caterina. Presenza significativa nelle vie di Lisbona, e dimostrazione della protezione offerta dal Santo alla città, alle case, e alle famiglie, sono i più di 300 registri o pannelli di azulejos (piastrelle di terracotta maiolicate, ndr) collocati sulle facciate degli edifici. Questa moda si diffuse nel secolo XVIII, e continua anche oggi.

La devozione di Lisbona al Santo si riflette, inoltre, nei numerosi miracoli che gli sono attribuiti e che hanno la città come sfondo. Oltre ai miracoli dell’infanzia, a Lisbona si ricorda anche l’episodio del nipote del Santo, Parisio, annegato nel Tago, che Antonio risuscitò, esaudendo la preghiera di sua sorella Feliciana Martins, madre del bambino. Feliciana, come ringraziamento, promise di offrire il figlioletto al Signore nell’Ordine dei frati minori. Più tardi, il miracolato, già religioso francescano col nome di fra Parisio, fece sapere che il miracolo era accaduto il 30 maggio del 1232, quando le campane delle chiese di Lisbona suonarono spontaneamente destando una gioia strana tra la popolazione incuriosita che si era riversata nelle strade. Solo più tardi si venne a sapere che quel prodigio era accaduto nello stesso momento in cui a Spoleto, in Italia, frate Antonio veniva proclamato santo da papa Gregorio IX. Notevole risalto viene dato anche al doppio miracolo (bilocazione e far parlare un morto) compiuto dal Santo per salvare dalla forca suo padre che era stato ingiustamente accusato di omicidio. Come ringraziamento per questo miracolo, Martino dei Buglioni, padre di Antonio, fece poi erigere la chiesetta di San Giovanni Decollato, l’attuale chiesa di San Giovanni della Piazza.

Nel corso del 1900, Lisbona prosegue nella sua opera di dedicare statue a sant’Antonio. Una viene inaugurata nel 1972 nel quartiere Alvalade (opera di Antonio Duarte e Antero Ferreira). Un’altra (realizzata da Domingos Soares Branco) è stata inaugurata nel 1982 da Giovanni Paolo II presso la chiesa-casa di Antonio. Rappresenta l’immagine tradizionale di sant’Antonio con il Bambino Gesù in braccio, seduto sul libro del Vangelo ed è oggetto di grande devozione.

Il municipio di Lisbona, infine, ha dedicato a sant’Antonio, nei pressi della chiesa a lui intitolata, un museo che fa conoscere la vita del Santo e le tradizioni che si rifanno a lui, e che, in Portogallo e nei Paesi di lingua portoghese, assunsero caratterizzazioni specifiche, tanto da essere valorizzate, oggi, come eccellenti punti di partenza per scoprire la Lisbona di sant’Antonio, e le numerose vestigia della sua presenza nella città.

(Testo di Pedro Teutónio Pereira, Museo Sant'Antonio di Lisbona; traduzione di fra Pio Emer).

 

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Data di aggiornamento: 10 Febbraio 2020
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