La mattina dopo
C’è sempre una mattina dopo. Capita, prima o poi, a tutti, quando ti accorgi di aver perso qualcosa o qualcuno che pensavi «per sempre». Mario Calabresi, personaggio di punta del giornalismo italiano, già direttore de «La Stampa» e «La Repubblica» dedica il suo libro a questo particolare momento, partendo dal proprio vissuto.
«Sono anni che mi interrogo sul giorno dopo – confida –. Sappiamo tutti di cosa si tratta, di quel risveglio che per un istante è normale, ma subito dopo viene aggredito dal dolore». Può essere la perdita di un genitore, un compagno, un figlio, un lavoro, una sfida decisiva. Oppure quando si commette un errore, quando si va in pensione o ci si trasferisce. C’è sempre una mattina dopo. Perché, dopo una perdita o un cambiamento, arriva sempre il momento in cui capiamo che la vita va avanti, sì, ma niente è più come prima. E noi non siamo più quelli di ieri.
L’autore ripropone storie e incontri illuminanti, con persone che scoprono la vita dopo aver vissuto prove che la sconvolgono. È un dolore all’apparenza insuperabile. Il suo è iniziato prestissimo. A soli due anni, il 17 maggio 1972, alcuni terroristi gli uccidono sotto casa il padre, commissario di polizia. Ce ne saranno altri, anche recenti. Calabresi cerca di dare un senso ad ognuno. Per trovare una via d’uscita, per non annegare nel pessimismo e chiudersi in se stesso.
In tutto questo percorso ha avuto un ruolo importante l’esempio della madre, rimasta vedova a soli 25 anni: ha sempre esortato i figli a non covare rancore, anestetico che non lenisce ma semmai aggrava ogni sofferenza. Nel passato familiare, basta l’esempio di Carlo e del suo rifiuto di prendere la tessera del fascismo: gli costò il posto di lavoro. ma gli aprì una nuova vita felice.
Altri esempi, altre storie accompagnano questo volume: in comune c’è la lotta per ricominciare. Storie di resilienza, coraggio, cambiamento. Come quella di Daniela, che in un incidente ha perso l’uso delle gambe. O l’incredibile vicenda di Damiano, giovane medico siciliano sopravvissuto a un disastro aereo mentre era in volo per una missione umanitaria in Africa. E poi l’esperienza di Gemma, dopo la perdita del marito.
Pur non nascondendo difficoltà e disperazione iniziali, il libro di Calabresi infonde speranza, ridona forza. È un invito a continuare a vivere e non sopravvivere. Nonostante tutto. Perché il dolore delle strade che finiscono ha sempre una soluzione: passa attraverso la comprensione e l’accettazione della propria storia.
Per questo, a distanza di molti anni, Calabresi ha voluto incontrare Giorgio Pietrostefani, l’uomo condannato per aver organizzato l’omicidio di suo padre. Si sono visti a Parigi: «ho sentito che era tempo di farlo». È stato un passo avanti per trovare una pace interiore. Un nuovo inizio: «da oggi in poi». «Perché il giorno dopo finisce quando i conti sono regolati, quando ti fai una ragione delle cose e puoi provare a guardare avanti, anche se quel davanti magari è molto diverso da quello che avevi immaginato». Ma è pur sempre futuro. Un incontro nuovo con la vita.