La motovela della legalità

Oggi, Giornata nazionale della Legalità, 200 studenti siciliani hanno potuto visitare nel porto di Palermo una nave sequestrata ai trafficanti di uomini e ora destinata a progetti di reinserimento sociale e di promozione della legalità.
23 Maggio 2024 | di

Alle 17.58 del 23 maggio 1992, al chilometro 5 dell’autostrada A29 che collega Palermo con Mazara del Vallo, una carica di 5 quintali di tritolo, nascosta in un tunnel scavato sotto la sede stradale nei pressi dello svincolo di Capaci, viene fatta saltare da Giovanni Brusca, il sicario incaricato ad azionare il telecomando da Totò Riina.

In quel momento sull’autostrada stanno transitando tre auto, tre Fiat Croma, una marrone, una bianca e una azzurra. Nella prima, quella marrone, colpita in pieno dall’esplosione, muoiono tre agenti di scorta: Vito Schifani (27 anni), Antonio Montinaro (30) e Rocco Di Cillo (30). Gli agenti che viaggiavano nella terza, Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo, restano feriti. E così pure l’autista della seconda auto, la Croma bianca, Giuseppe Costanza, che viaggia nei sedili posteriori.

Ma l’obiettivo dell’attentato, il giudice Giovanni Falcone che sedeva alla guida dell’auto bianca con accanto la moglie Francesca Morvillo (anche lei magistrato), non ce la fa. Trasportato con la moglie all’ospedale muore poco dopo il ricovero (la moglie, 46 anni, morirà in serata), a 53 anni.

A seguito della strage di Capaci, il 23 maggio di ogni anno è stato proclamato Giornata nazionale della Legalità, per commemorare le vittime di tutte le mafie.

Stamattina, esattamente a 32 anni da quel giorno, duecento studenti siciliani sono saliti a bordo della MareNostrum Dike, ancorata da ieri presso il Molo La Cala – nei pressi del Mercato Ittico di Palermo.

La MareNostrum Dike non è una nave qualsiasi: si tratta infatti di una motovela Oceanis 473 clipper sequestrata mesi fa in Sicilia agli scafisti che la utilizzavano per il traffico degli esseri umani sulla tratta tra la Turchia e le coste siciliane. Sulla nave, che poteva ospitare fino a 12 persone, venivano fatte salire anche 115 persone.

Gli studenti siciliani, oltre ad ascoltare storie di legalità e di rilancio sociale, anche attraverso la cultura e il volontariato, a bordo della nave hanno potuto conoscere e ascoltare un altro giovane come loro, Umberto, che, dopo aver subito una condanna penale sta ora compiendo (con altri venti ragazzi in situazione analoga) un percorso di reinserimento sociale, incentrato sulla conoscenza del patrimonio archeologico marino italiano, per il quale ha ricevuto la borsa di studio «Mare Nostrum» istituita da Archeoclub d'Italia.

«L’imbarcazione Dike è stata confiscata agli “scafisti” e affidata all’Archeoclub d’Italia dal Tribunale di Ragusa quale strumento per l’attuazione di progetti educativi, formativi e culturali improntati alla legalità, alla lotta contro l’analfabetismo culturale e ambientale e a favore dell’inclusione e del reinserimento sociale dei giovani – ha ricordato Flora Rizzo, vice presidente nazionale di ArcheoClub Italia –. Nel corso della visita gli studenti hanno potuto apprendere, con spiegazioni mirate e con il supporto di immagini fotografiche, sia la storia dell’utilizzo del natante in mano ai mercanti di vite umane, sia le nuove finalità di utilizzo incentrate sull’educazione alla legalità e all’impegno sociale in ambiente marino, che l’Archeoclub d’Italia mette a disposizione della comunità con progetti di monitoraggio, di salvaguardia, di studio e ricerca del patrimonio ambientale, geologico e archeologico costiero emerso e sommerso».

Nel Messaggio in occasione di questo 32° anniversario della strage di Capaci, il presidente della Repubblica Mattarella ha ricordato come «l’attentato di Capaci fu un attacco che la mafia volle scientemente portare alla democrazia italiana. Una strategia criminale, che dopo poche settimane replicò il medesimo, disumano, orrore in via D’Amelio. Ferma fu la reazione delle Istituzioni e del popolo italiano. Ne scaturì una mobilitazione delle coscienze. La lezione di vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino divennero parte della migliore etica della Repubblica».

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Data di aggiornamento: 24 Maggio 2024
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