La sfida dell'evangelizzazione
Nota Pastorale
Giubileo di sant’Antonio e dei protomartiri francescani
12/01/2020 – 17/01/2021
Introduzione
Nel periodo compreso fra il 12 gennaio 2020 e il 17 gennaio 2021, celebriamo, a Coimbra, l'Anno Santo di Santo Antonio de Lisboa e dei Protomartiri Francescani (o Martiri del Marocco). Celebriamo festivamente l'arrivo delle reliquie dei cinque frati francescani, inviati da San Francesco d'Assisi nel Nord'Africa, l'ordinazione sacerdotale di Santo Antonio e il suo passaggio dal Monastero di Santa Cruz al Convento di Santo Antonio dos Olivais. Coimbra non poteva rimanere indifferente di fronte a questo evento e a questa figura, che si orgoglia di annoverare tra le sue figure eccellenti del passato.
Papa Francesco ci concede la grazia di celebrare questo Giubileo, e speriamo che costituisca una forte motivazione per rinvigorire la fede in cui credette Sant’Antonio; per entusiasmarci nell'annuncio del Vangelo che lui proclamò; per impegnarci nell'edificazione della Chiesa che amò e per costruire, su solide basi, la società che lui ha saputo influenzare, con la sua vita e la sua dottrina.
Brevi dati biografici
Nato a Lisbona, tra il 1191 e il 1195, fu battezzato con il nome di Fernando Martins de Bulhões e in questa città iniziò i suoi studi. Ancora molto giovane, partì per Coimbra e qui, seguendo la Regola di Sant'Agostino, nel Monastero di Santa Croce, completò al massimo livello la sua formazione nelle scienze sacre. Diventato francescano, partì per l'Africa con il desiderio di annunciare il Vangelo, seguendo l’esempio dei cinque francescani che aveva incontrato a Coimbra, che avevano la stessa destinazione, ma che finirono per ritornare di nuovo alla stessa città, questa volta come martiri della fede.
Invece dell’Africa, Antonio arrivò in Italia, sviluppando in seguito una grande attività come predicatore e professore di teologia, anche nel sud della Francia. Morì a Padova nel 1231, in fama di santità, che gli fu riconosciuta da papa Gregorio IX, che lo canonizzò il 30 maggio 1232, fissando da data della festa liturgica il 13 giugno. A partire da qui, la sua fama, devozione e culto crebbero e raggiunsero il mondo intero, dove è venerato come uomo e come santo, costituendo una delle personalità più straordinarie della storia del Portogallo e della Chiesa.
Fu dichiarato Dottore della Chiesa da Papa Pio XII nel 1946, come giusto riconoscimento del suo statuto di grande intellettuale del suo tempo e per l'importanza dei suoi scritti per la formazione cristiana del Popolo di Dio.
Sant’Antonio, del Portogallo, della Chiesa e del mondo
Sant’Antonio è una figura carismatica della storia della Chiesa, del Portogallo e di Coimbra. A Lisbona è nato alla vita e alla fede; a Coimbra divenne francescano e sacerdote; a Padova divenne la figura universale che conquistò il mondo per le sue parole e opere, al punto da essere dichiarato Santo e Dottore della Chiesa.
Lui non ha bisogno del nostro riconoscimento, perché lo ha già avuto al massimo livello; inoltre non ha bisogno delle nostre lodi, perché si è dedicato totalmente a glorificare Dio e a indirizzarle a Cristo. Noi sì, abbiamo bisogno di riscoprire nella sua persona, nelle sue parole e nella sua testimonianza di vita, l'ispirazione per i tempi attuali della Chiesa e della società, sempre alla ricerca di nuovi modelli di comportamento, ancorati su basi solide e durature.
La nostra città e la nostra diocesi di Coimbra, nella sua storia pluricentenaria, hanno personaggi di alto profilo, in gran parte dimenticati o, per lo meno, poco apprezzati, che possono condurci a percorsi di rinnovamento umano e cristiano di cui abbiamo bisogno per affrontare il futuro.
C'è un ricco patrimonio storico, che comprende persone ed eventi e che possiamo riscoprire e proporre con entusiasmo, perché fanno parte delle radici della nostra identità e hanno modellato la nostra matrice giudeo-cristiana e umanista. Un popolo che dimentica o nega la sua storia va alla deriva e, allora, si aggrappa alla prima ideologia offerta dalla moda del momento, che ora sembra ferma e duratura e presto viene sostituita da un'altra, apparentemente più seducente.
Tra le figure di spicco che sono direttamente legate a Coimbra, Sant'Antonio è, senza dubbio, il più conosciuto e amato al mondo, facendo di lui un santo universale. Il fatto stesso che le sue rappresentazioni pittoriche e scultoree assimilino le fisionomie dei popoli dei vari continenti mostra l'identificazione diffusa con il Santo e il desiderio incrollabile che i diversi luoghi della terra vogliono impossessarsi di lui per considerarlo suo.
Iconografia antoniana
Molti sono i modi in cui Sant'Antonio è entrato come modello da conservare nella memoria personale e collettiva: le immagini di scultura o di pittura; le istituzioni religiose, culturali, civiche e ricreative che portano il suo nome o si ispirano a lui; i suoi scritti, frutto del suo studio teologico e della sua predicazione; le tradizioni festive e la pietà popolare intorno alla sua figura; la devozione popolare ancorata alle storie e alle leggende riguardanti i suoi poteri taumaturgici; la sua santità, caratteristica di un discepolo di Gesù e del Vangelo, che desidera annunciare a tutti i popoli della terra.
L'iconografia di Santo Antonio ha subito qualche evoluzione nel corso dei secoli e testimonia le diverse fasi della sua vita: appare nei panni di un accolito, di un canonico regolare di Santa Croce, di un dottore di Coimbra e di un frate francescano. Ci sono alcuni attributi significativi che coprono praticamente l'intera storia delle rappresentazioni e formano gli elementi più caratteristici della sua vita e vocazione: la croce, l'immagine di Gesù Bambino con il mondo in mano e il libro.
La croce, l'insegna del cristiano, ha un significato evidente, perché lui stesso è un eccezionale seguace del Cristo crocifisso; anche l'immagine di Gesù Bambino con il mondo in mano, perché il Vangelo è per tutta l'umanità, e che lui voleva portare a tutti i popoli e, forse, legato a uno dei miracoli a lui attribuiti; il libro, per essere custode della Parola di Dio, assimilata e annunciata, essendo uno dei cultori della sacra teologia e uno dei più insigni dottori della Chiesa.
Ci sono ancora altri attributi secondari che appaiono occasionalmente legati all’iconografia antoniana: il giglio, che tiene in mano, come segno della purezza e del candore della sua predicazione; il rosario portato con l'abito francescano, a testimonianza della sua devozione alla Vergine Maria. In alcune rappresentazioni compaiono altri simboli, per essere stato scelto come patrono di istituzioni o gruppi privati, sia religiosi che profani. Tra questi ci sono le insegne militari, il basilico o il cesto del pane per i poveri.
Alcune sfide del giubileo
Un anno giubilare è sempre un anno di grazia per i cristiani che sono disposti a rinnovare il cammino della vita, seguendo le ispirazioni specifiche delle figure o delle circostanze che le motivano. Oltre alla gioia e al ringraziamento dell'intera comunità diocesana per la figura di Sant'Antonio, un cristiano come noi, discepolo di Cristo nella nostra terra e che ha lasciato dietro a sé una scia di santità che ci stimola, vogliamo aiutare ogni persona a scoprire la sua specifica maniera di incontrare Cristo, unico Salvatore, e la sua chiesa.
L'anno giubilare può rappresentare l’opportunità di ricominciare il cammino di fede per coloro che, forse, si sono allontanati da Dio; o di rafforzare il cammino di conversione per coloro che si sentono scoraggiati nella fede; o di rinnovare la gioia dell’accoglienza del Vangelo, per coloro che sentono di vivere secondo lo spirito del mondo; o di radicarsi più profondamente in Cristo, per coloro che sono rimasti senza solide basi nella loro vita e nei vari campi dell'attività umana o sociale in cui si muovono.
Secondo la tradizione biblica, ben espressa nel libro del Levitico e sviluppata dalla Chiesa, il Giubileo è sempre un'occasione che il Signore offre a ciascun membro del suo popolo e all'intera Assemblea dei convocati per ricominciare di nuovo. Il nostro tempo, che ha notevolmente perso il senso della fede in Dio, che è diventato indifferente alla centralità di Gesù Cristo e ha diluito il senso di appartenenza alla Chiesa, deve ricominciare da capo.
Tenendo conto del passato, con tutto quello che di buono o di negativo c’è stato, abbiamo bisogno di un tempo nuovo, di ideali che mobilitino la comunità cristiana, e di una risposta radicale a Dio che continuamente si offre come fonte di speranza e di possibilità di futuro. Il Giubileo di Sant'Antonio e dei martiri del Marocco si inserisce pienamente nelle dinamiche proposte alla diocesi di Coimbra dai piani pastorali triennali che hanno segnatole nostra azione pastorale.
A sua volta, il Giubileo sembra anche portare un nuovo elemento per confermare la tematica che abbiamo dato alla diocesi: «Fondati in Cristo, formiamo una comunità di discepoli per l'annuncio del Vangelo». Siamo lieti di vedere rispecchiata nelle linee fondamentali dell'Anno Santo la missione che abbiamo definito per questa porzione del Popolo di Dio: «Una comunità che vive la fede e proclama il Vangelo come cammino di incontro personale con Cristo, unico Salvatore e con la sua Chiesa».
Ci sentiamo anche incoraggiati nel costatare una forte affinità tra gli obiettivi di questo Giubileo e il programma offerto alla Chiesa da Papa Francesco nell'esortazione apostolica «La Gioia del Vangelo», che ci invita ad essere discepoli - missionari, in una Chiesa che deve uscire con urgenza per incontrare tutti coloro che attendono una parola e una testimonianza di speranza per rimettersi in cammino verso Cristo.
La sfida dell’evangelizzazione
Sant'Antonio si è distinto per essere un appassionato del Vangelo, in un momento in cui le sfide al cristianesimo erano molto grandi: il Portogallo e l'Europa stavano affrontando un'alternativa religiosa e culturale che metteva a repentaglio la fede cristiana e il Vangelo. Impregnato del messaggio di Gesù, che gli aveva conquistato il cuore e la vita, Antonio settiche non poteva rimanere chiuso nel silenzio del monastero, ma che doveva dare tutto, anche esponendosi alla possibilità di perdere la vita, a causa del Vangelo e dell'umanità che voleva raggiungere.
L'arrivo a Coimbra delle reliquie dei protomartiri francescani, invece di provocare in lui paura di donare la propria vita, lo incoraggiò a fare, di questa offerta, il suo massimo ideale. Voleva così rispondere al mandato di Gesù agli Apostoli e ai Discepoli: «Andate, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e insegnando loro a compiere tutto quello che vi ho insegnato. E sappiate che io starò sempre con voi fino alla fine dei tempi» (Mt 28, 19-20).
L'azione evangelizzatrice di Sant'Antonio non fu quella di combattere contro qualcuno, ma di proporre con forza il messaggio di Cristo, che lo aveva conquistato ed era diventato la fonte principale della sua gioia, e la speranza di salvezza per tutta l'umanità.
Oggi, i tempi sono diversi, e le circostanze pure, ma il mandato di Gesù è lo stesso, che attraversa i secoli e rimane sempre attuale. Il Vangelo che non muore rimane ancor oggi una proposta per l'umanità; il desiderio di una parola salvifica è espressione di molte seti che devono essere dissetate; le proposte di vie di salvezza, oggi sono molte, ma non hanno ancora una risposta definita. Il Vangelo, che è una parola senza tempo e una manifestazione di Gesù Cristo – il Verbo fatto carne per dare vita al mondo – non può essere sostituto da nessuna cosa che sia appena umana e terrena.
In qualsiasi società, religiosa come nel passato o secolarizzata come nel presente, c'è sempre un bisogno urgente di evangelizzare. Inoltre, bisogna riconoscere che stiamo di fronte ad un mondo chiuso al trascendente e apparentemente soddisfatto dall'idolatria di se stesso; però bisogna anche riconoscere che è sommerso da molti segni di morte, che mettono a repentaglio la vita umana e l'equilibrio della natura, e le stesse ragioni di credere, sperare e amare. Oggi più che mai è necessario evangelizzare l'interiorità dell'essere umano, risultati scientifici e tecnici, le relazioni sociali, economiche e politiche e persino la religiosità cristiana vissuta nell’ambito ecclesiale.
Non saremo in grado di evangelizzare se non ci lasciamo incontrare da Cristo, perché è questo incontro personale che sta all'origine della fede e che ci può introdurre nel dinamismo di una vita guidata da Lui. Ed è ugualmente vero che non evangelizziamo, se non conosciamo l'umanità nella sua grandezza e miseria, aspirazioni e fallimenti, e che sospira per nuove vie di salvezza. Neppure faremo opera di evangelizzazione se non ci apriamo alle dinamiche dello Spirito Santo, che offre alla comunità cristiana il linguaggio, i carismi e i metodi adeguati al nostro tempo, in continuità con la tradizione viva della Chiesa.
Il Giubileo di Sant'Antonio ci stimola a ricominciare e a iniziare il periodo di grazia proclamato da Papa Francesco quando invitò i fedeli cristiani a «una nuova fase evangelizzatrice» (Evangelii Gaudium, 1) o da Papa Giovanni Paolo II quando ci disse che l'annuncio «è il compito principale della Chiesa» (Redemptoris Missio, 280). Sant'Antonio, che, non potendo recarsi nelle terre dell'Africa, come desiderava, percorse i lunghi sentieri dell'Europa meridionale per annunciare quello che aveva visto e udito nell'incontro con Cristo, convoca la diocesi di Coimbra ad una nuova fase evangelizzatrice e accompagna, con la sua intercessione, la nostra gioia ed entusiasmo nel seguire il suo esempio.
La sfida della spiritualità
La spiritualità radicata nella Regola di Sant'Agostino e, in seguito, nelle fonti francescani, ha modellato la personalità di Sant’Antonio, l'uomo e il cristiano, che veneriamo otto secoli dopo. Egli coltivò la conoscenza, la saggezza e gli altri doni dello Spirito Santo con tutto l'impegno, perché ne aveva bisogno per la sua vita cristiana e per aiutare gli altri, nel cammino di fedeltà allo stesso Spirito che lo guidava.
Ancora una volta, le reliquie dei protomartiri francescani gli hanno insegnato a radicare la sua vita nello Spirito e ad intendere il significato del radicalismo evangelico. Di fronte a coloro che hanno dato la vita per Cristo e per il suo Vangelo, le parole della Scrittura risuonarono molto forte dentro di lui: «Chi non prende la croce su di sè per seguirmi, non è degno di me. Chi tiene per sè la sua vita, la perderà; chi, al contrario, perde la vita per causa mia, la salverà» (Mt 10, 39).
Il passaggio all'ordine francescano, nato da poco, è un segno di questo appello all'esperienza del radicalismo evangelico di Gesù, il Maestro, così ben interpretato e accolto letteralmente da San Francesco d'Assisi.
L'ammirevole disponibilità di Sant’Antonio ad andare verso le terre settentrionali d'Africa può essere compresa solo dal suo incontro con la tradizione spirituale cristiana, che conosce il martirio come il modo più perfetto per seguire con fedeltà Cristo, perché conduce all'unione con Lui, sigillata con la morte stessa. I martiri sono testimoni di Cristo per eccellenza e imitano, nelle loro vite, l'amore con cui Lui si è offerto per l'umanità, in modo tale che il culto dei santi nella Chiesa iniziò proprio con il culto dei martiri.
Nel corso della storia della spiritualità cristiana, si è sempre capito che la vera testimonianza di Cristo e del suo Vangelo include la volontà di donare la vita o il martirio. Le persecuzioni contro i cristiani non sono ancora finite, anzi rinascono in certi luoghi, diventando la sfida più grande e la prova di fuoco per la fortezza della fede.
Il Concilio Vaticano II, facendo eco a questa dottrina e a questa spiritualità, in un tempo molto diverso dalle grandi persecuzioni del passato, ci ricorda: «il martirio, con il quale il discepolo diventa simile al maestro, che accettò liberamente la morte per la salvezza del mondo, e si conforma a Lui nello spargimento del sangue, è considerato dalla Chiesa come un dono eccezionale e una prova suprema di amore» (Lumen Gentium, 42).
Sperando che le persecuzioni che portano allo spargimento del sangue abbiano fine, dobbiamo dire che oggi siamo ancora soggetti a molte prove: quelle che nascono dentro di noi e sono il risultato del nostro egoismo; quelle che crescono all'interno della stessa Chiesa e sono il risultato della infedeltà e peccato; quelle che provengono da una società e da una cultura secolarizzate.
Oggi ci troviamo di fronte alla sfida di dare testimonianza della nostra fede e della nostra speranza, affrontando la possibilità di un rifiuto civile o di una barbara persecuzione culturale e ideologica. Ci sono realtà che possono non ferire il corpo, ma feriscono l'anima e affondano nel profondo del cuore e della coscienza dove vengono decisi i percorsi da seguire, ma anche dove risiedono le paure di essere diversi e di agire in modo diverso. Sebbene le società moderne usino un atteggiamento molto forte contro ogni discriminazione, tuttavia non è raro che lascino spazio ad altre discriminazioni, compresa quella sociale e culturale dei cristiani.
La grazia del Giubileo sarà grande se ci porterà a radicarci più profondamente nello Spirito Santo, l’unico in grado di aiutarci a progredire nella santità, la via del cristiano, e di iniziare un nuovo tempo, segnato da un atteggiamento più evangelico nei confronti della vita e delle sfide quotidiane. La vita secondo lo spirito delle beatitudini, la magna carta dell'insegnamento di Gesù, che ci mostra come possiamo essere liberi di fronte a tutto e a tutti, per amore, sarà una straordinaria novità per tutti coloro che camminano con il cuore sincero verso il santuario giubilare.
Santo Antonio ci aiuterà nella crescita spirituale personale e comunitaria, che renderà il volto della Chiesa più nuovo e più bello, conforme la sua vera identità: essere sale, lievito e luce.
La sfida del rinnovamento culturale
Il percorso formativo iniziale di Sant’Antonio, ancora a Lisbona, sia nella Cattedrale che nel Monastero di S. Vicente de Fora, e la formazione superiore in Sacra Scrittura, in Teologia e nelle Scienze Sacre ottenute nel Monastero di Santa Croce di Coimbra costituirono le basi solipedi una formazione cristiana, culturale e spirituale, che lo hanno accompagnato armoniosamente per tutta la vita.
Nel dichiarare Sant’Antonio Dottore della Chiesa, non si è voluto semplicemente lodare una persona che si è dedicata allo studio, alla conoscenza e alla ricerca in un periodo già lontano della storia della Chiesa. Questo fatto ha anche valutato i passi della cultura come percorsi dell'umanità, dotata di intelligenza, libertà, volontà e capacità di penetrare nei misteri della condizione umana.
Come ha ricordato l'Enciclica di Papa Giovanni Paolo II (Fides et Ratio), «la fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si eleva alla contemplazione della verità». Fu Dio che mise nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscerlo, in modo che, conoscendolo e amandolo, potesse anche raggiungere la piena verità su se stesso (nº 1 ).
Coimbra è testimone di una lunga storia di interesse per tutti quelli che sono i percorsi della ricerca della verità su Dio, sull'umanità e sul mondo. La Scuola della Cattedrale, il Monastero di Santa Croce e, quindi, dell’Università e di altre istituzioni dedicate alla causa della cultura e della scienza, sono l'humus in cui sono sbocciate grandi figure di saggezza, tra le quali si annovera Sant'Antonio. Questa storica vocazione di Coimbra deve continuare, in quanto è un tributo di giustizia per l'identità di questa nostra città. Le vicissitudini storiche e le ondate religiose, ideologiche e politiche non sono sempre state in grado di dare spazio a questo progetto nel modo più appropriato, specialmente quando, invece del dialogo, si è istigato alla divisione; invece dell’apertura agli altri, si è cercato di imporre il proprio dominio.
Sant’Antonio, fedele discepolo di S. Francisco de Assisi, ha imparato dal suo maestro a padroneggiare l'arte della ricerca della verità basata sull'incontro tra fede e ragione, nel dialogo con coloro che la pensano diversamente e nel rispetto di ognuno. Il pellegrinaggio di San Francesco in Terra Santa e in Oriente, dove ha potuto contattare il Sultano d'Egitto e altre autorità religiose, ha chiarito la sua apertura mentale e i suoi sentimenti di rispetto per gli altri. Il dialogo affabile, condotto con mondi diversi dai suoi, mirava a trovare alternative per la pace, in un ambiente saturo della logica del terrore e della guerra, come lo era il mondo dei suoi tempi.
La pace dipende da molti fattori, e tra questi c'è sicuramente il dialogo culturale e religioso, basato sul rispetto del principio della dignità della persona umana, con i conseguenti diritti e doveri, e sui valori fondamentali quali la vita, la pace, la verità, la libertà, la giustizia, la solidarietà e la carità.
Tra i molti punti che devono essere considerati in questo percorso di incontro e dialogo, ci sono le questioni legate all'etica, che, molto spesso, determinano fratture profonde. Allo stesso modo, anche le relazioni ecumeniche e il dialogo interreligioso devono stare all'ordine del giorno, per essere un elemento decisivo nella costruzione di un mondo più unito e un fattore decisivo nella costruzione della pace.
Auguriamoci che il Giubileo sia il punto di partenza per un nuovo atteggiamento, di carattere propositivo, nella conduzione delle relazioni tra tutte le parti interessate nel processo di rinnovamento culturale di Coimbra. Sant'Antonio, intellettuale e santo, uomo di cultura e di fede, ci ispiri ad esplorare nuovi percorsi di crescita culturale in una prospettiva integrale.
La sfida della vocazione cristiana e delle vocazioni nella Chiesa
Sant'Antonio ha abbracciato la sua vocazione cristiana sin dalla tenera età, tanto che da giovane aveva già il desiderio di servire Dio e la sua Chiesa. La vita consacrata gli apparve come il modo specifico di vivere la sua condizione di cristiano; quindi intraprese il cammino della consacrazione, che lo portò all'ordinazione sacerdotale, intorno al 1220. Il giubileo segna anche l'ottavo centenario dell'ordinazione, un evento che ha segnato tutta la sua vita da allora in poi.
La vocazione cristiana e le vocazioni specifiche sono sempre state molto importante nella vita della Chiesa, perché sebbene tutti i battezzati costituiscano un solo corpo in Cristo, ognuno riceve doni specifici e la chiamata propria per seguire il Signore. Oltre alla chiamata alla vita e alla santità, che è una vocazione comune per tutti, il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che esiste una vocazione specifica per ognuno: «tutti i fedeli, qualunque sia la loro condizione o stato, sono chiamati dal Signore alla perfezione del Padre, ognuno nella sua forma propria» (Lumen Gentium, 11).
Viviamo in un periodo difficile nella vita della Chiesa, sia per quello che si riferisce all’integrazione dei giovani, alla loro formazione nella fede e al loro discernimento vocazionale, sia per quanto riguarda alla vocazione cristiana in generale e alla specifica vocazione di ciascuno. Per questo motivo, Papa Francesco ha convocato un Sinodo dei vescovi su «Giovani, fede e discernimento vocazionale», al termine del quale ha offerto alla Chiesa l'esortazione apostolica «Cristo Vive».
Celebriamo il Giubileo dell'ordinazione sacerdotale di Sant'Antonio, in un contesto molto concreto che dovrebbe aiutarci a rilanciare, in modo nuovo e stimolante, la missione di evangelizzazione per i giovani. Siamo nel periodo post-sinodo sui giovani e alla ricezione dell'esortazione apostolica «Cristo Vive»; abbiamo iniziato a prepararci per la Giornata Mondiale della Gioventù 2022, a Lisbona; e come chiesa diocesana, basata sul dinamismo della sinodalità, definiremo il piano pastorale per il triennio 2021-2024.
Tutto questo progetto ci vedrà impegnati sui giovani, sulla loro formazione nella fede e sul loro discernimento vocazionale. L'età della giovinezza corrisponde al periodo della vita umana in cui le persone si aprono alla vita, a Dio, agli altri e al futuro. Vogliamo, quindi, che i bambini, gli adolescenti e i giovani siano i destinatari privilegiati e protagonisti delle proposte pastorali, spirituali e culturali del Giubileo. La conoscenza più profonda e completa della vocazione, vita e azione di Sant'Antonio, unica e irripetibile, è sicuramente fonte di ispirazione e motivazione per i giovani.
Invito, perciò, le scuole, le catechesi, i gruppi pastorali giovanili, i gruppi scout, gli studenti di educazione morale e religiosa cattolica e le altre organizzazioni che cooperano nell'educazione della fede dei giovani e aiutano il loro discernimento vocazionale, ad accogliere le proposte dell'anno giubilare. Tutto questo può contribuire a una nuova era, per quanto riguarda l'educazione alla fede dei giovani e la creazione di una cultura vocazionale più marcante nella Diocesi.
Sant'Antonio, cristiano, consacrato e sacerdote, interceda per i giovani e ispiri la Chiesa diocesana a trovare il fervore e i mezzi necessari per questo risveglio vocazionale di cui abbiamo così tanto bisogno.
La sfida del rinnovamento della pietà popolare antoniana
Ogni anno si contano innumerevoli feste religiose celebrate in onore di Sant'Antonio, al punto che non c’è quasi nessuna chiesa o cappella che non celebri il 13 giugno o un'altra data motivata dalla sua figura. È vero però che anche la devozione e la pietà popolare Antoniana hanno bisogno di un grande rinnovamento, perché non si riducano a rituali o feste vuote di senso spirituale e pastorale, ma siano momenti adatti per generare la crescita della fede, dell'amore di Dio e della santificazione dei fedeli. Tra di noi, queste feste sono contrassegnate da una felice motivazione religiosa, ma spesso molto diluita nel mezzo di altre motivazioni di carattere campanilista o, semplicemente, rivolto alla convivenza umana, solidale e ludica.
Se tutto quello che avviene in Chiesa deve avere un marcato significato evangelizzatore, allora anche le manifestazioni della pietà popolare antoniana devono avere questo carattere. La festa deve condurre all’evangelizzazione; la liturgia deve condurre alla comunione con Dio e la Chiesa; la convivenza deve aiutare ad approfondire i valori testimoniati dal patrono; la gioia dell'incontro deve fornire l'esperienza spirituale propria dei credenti; e le manifestazioni culturali devono stare al servizio della diffusione dei valori umani e cristiani che hanno modellato la sua persona e la sua vita.
Può risultare di grande importanza trarre vantaggio dalla tradizione legata alla sua carità e solidarietà verso i poveri, concretizzata nella distribuzione del pane e nei gesti della condivisione fraterna con gli altri o con i bisogni della comunità. L'elaborazione dei programmi per feste di devozione e altre manifestazioni della pietà popolare Antoniana cercherà di rispettare la loro identità cristiana e promuovere i valori del dialogo, dell'incontro, della fratellanza e della pace. Non c'è modo migliore di onorare coloro che ci hanno preceduto nella fede che continuare il progetto di vita che li ha animati, seguendo Cristo, nel cammino della santità e dell'amore per i loro fratelli e sorelle.
Conclusione
Ringraziamo la parrocchia di Santa Croce di Coimbra, la parrocchia di Santo Antonio dos Olivais, la Famiglia francescana, le autorità locali e altre istituzioni pubbliche e private per i loro sforzi per far sì che l'Anno Giubilare di Santo Antonio e dei Protomartiri Francescani sia di incentivo per il rinnovamento della Chiesa, per il rafforzamento della fede delle comunità della diocesi di Coimbra e per essere seme di nuovi cristiani. Al Santo Padre, Papa Francesco, che ci ha dato il dono di questo Giubileo, manifestiamo la nostra comunione filiale in Cristo e siamo grati per la stima che ha espresso per noi con questo gesto paterno e segno visibile dell'unità del Popolo di Dio a cui anche noi apparteniamo, la Diocesi di Coimbra. Assicuriamo a Papa Francesco la nostra preghiera per la sua persona, per le sue intenzioni e le intenzioni della Chiesa universale. Come pastore di questa chiesa diocesana di Coimbra e in unione con il successore di Pietro, invoco per tutti le benedizioni e le grazie di Dio in questo anno giubilare.
Che Sant'Antonio interceda per noi!
Coimbra, 14 dicembre 2019
Virgílio do Nascimento Antunes
Vescovo di Coimbra
Preghiera del Giubileo di sant’Antonio e dei protomartiri francescani
Signore, nostro Dio e nostro Padre,
ti lodiamo per i tuoi martiri e santi.
Ti benediciamo per Sant'Antonio,
presbitero e dottore della Chiesa,
modello di disponibilità al servizio dell'evangelizzazione,
cristiano radicato nella fede, nella speranza e nell'amore,
sempre docile allo Spirito Santo,
araldo della fecondità della croce di Cristo,
alimentato dalla Parola delle Scritture
e dal Pane dell'Eucaristia.
Signore, nostro Dio e nostro Padre,
ti preghiamo per la Chiesa di tuo figlio Gesù Cristo,
perché cresca nella santità
e doni la vita per i fratelli.
Ti preghiamo per i cristiani,
perché siano testimoni fedeli della fede
e seguano l'esempio dei primi martiri francescani,
che con il sangue del loro martirio
hanno generato sementi di nuovi cristiani.
Signore, nostro Dio e nostro Padre,
per intercessione di sant'Antonio,
concedici la grazia di un Anno Santo,
che sia un vero cammino di conversione,
e che ci conduca all’incontro personale con Cristo,
per essere rinnovati nel tuo Spirito.
Amen.
Sant’Antonio, prega per noi!