La vocazione francescana di sant'Antonio
Nell’anno del Signore 1220, dalle parti della città di Coimbra, nel Centro-nord del Portogallo. Probabilmente l’estate non ha ancora del tutto lasciato spazio all’autunno. Ma la regolare e tranquilla vita nel monastero agostiniano di Santa Cruz, fatta di preghiera e studio della Bibbia, sta per avere un sussulto, un evento capace di turbare i monaci della comunità. Che neanche immaginavano che stavano assistendo a qualcosa di straordinario…
Uno di loro, tale Fernando, di buona famiglia e grande intelligenza, comunica improvvisamente che avrebbe lasciato l’Ordine, per passare tra le fila dei frati minori. I resti mortali di alcuni di loro erano stati riportati proprio a Coimbra, dal Marocco dove avevano ricevuto il martirio giusto qualche mese prima, il 16 gennaio. La qual cosa aveva toccato le emozioni profonde di tutti, scuotendo le coscienze e infervorando la tiepida fede di molti.
Fernando è un giovane in ricerca. Non ha dubbi su cosa fare della propria vita. Più o meno, almeno. Ma se il disegno generale c’è, sono i particolari a mancargli. L’introduzione e l’indice del libro della sua vita sono in buona parte già scritti, ma come proseguire? È vero che anche i primi capitoli, per restare nella metafora letteraria, sono abbozzati: Fernando ha da un pezzo lasciato casa e famiglia a Lisbona, per entrare giovanissimo in un’altra famiglia, quella agostiniana, nel monastero della sua città. Ma alla lunga questo «giro di pagina» non è sembrato poi così definitivo. C’era bisogno di mettere altro spazio tra lui e il mondo che si lasciava alle spalle? Non basta scegliere una sola volta, ma bisogna farlo più volte?
Ecco, allora, il trasloco a Coimbra. Fernando si rimette in cammino. Il monastero di Santa Cruz sembra una scelta azzeccata, giusto per una manciata di anni. Finché il calendario ci porta al giorno fatidico da cui siamo partiti anche noi qualche riga fa.
La strada sembra richiamare il nostro Fernando. Qualcuno davanti a lui si è rimesso in moto. Non fu soltanto lo choc dei protomartiri francescani ammazzati in odium fidei nelle terre degli infedeli. Non sarebbe bastato. Ma Fernando conosceva ormai bene anche un altro gruppetto di frati minori, che si erano accampati nella campagna di Coimbra, tra gli olivi, attorno alla chiesetta di Santo António dos Olivais. È proprio in mezzo a loro, vestito come loro di un grezzo saio, a piedi nudi, che Fernando si trasferisce. Tra lo stupore generale di chi non si raccapacita di come si possa lasciare chiostro, biblioteca, chiesa abbaziale, sicurezze e agi, per sorella povertà.
E fu così che per tutti noi nacque… sant’Antonio! Che dovrà da qui in poi percorrere ancora tanta strada prima di diventare per sempre «di Padova»: il buon Dio gli farà nel frattempo fare e disfare molte volte i bagagli!
Ma noi, prendendo le mosse da questo centenario che ricorda gli 800 anni del passaggio di Antonio dagli agostiniani ai francescani, vogliamo seguirlo passo dopo passo nel suo girovagare: fisico, persino pedestre, dal Portogallo natio alla Sicilia via Marocco, per approdare infine ad Assisi, nel maggio del 1221. Vogliamo interrogarlo, e farci accompagnare più che mai da lui lungo le spesso contorte strade delle nostre esistenze.
Per questo, le tradizionali pagine di catechesi quest’anno saranno dedicate al cammino di Antonio, e offerte in modo particolare ai nostri giovani. Non solo, attraverso molte altre pagine ripercorreremo assieme le tappe della vita del nostro grande Santo: che in quel momento ancora non si esercitava nei miracoli, ma metteva in gioco tutta la propria umanità per rispondere alla chiamata di Dio. Chiamata a una vita piena e realizzata nell’amore.
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