Giovanni Scifoni. Sequestrato da san Francesco
«Scherza coi fanti e lascia stare i santi» recita il famoso motto. A prima vista, non sembrerebbe proprio che Giovanni Scifoni ne abbia tenuto conto! Ma è solo un’impressione, perché sì, il quarantenne attore romano, già noto al grande pubblico per la partecipazione a diverse fiction televisive, sul web valorizza il lato più sorridente e umano dei santi, senza però cadere nel becero o nel dissacrante.
Anzi, fatta la tara del simpatico linguaggio della commedia, la sua è una forma di ri-sacralizzazione che toglie qualche strato di polvere dalle spalle degli eroi cristiani per restituirceli veri uomini e donne, compagni di viaggio sulla strada di tutti i giorni.
Nata su Tv2000 da un’idea dell’allora direttore Paolo Ruffini, la serie prosegue ancora più divertente sulla pagina Facebook dell’attore, con popolarissimi video da mezzo milione di visualizzazioni di media al colpo, e a teatro, dove Scifoni è impegnato con spettacoli quali Mani bucate dedicato a san Francesco e Santo piacere. Dio è contento quando godo, ottimo successo nei teatri di Roma (Brancaccio, Brancaccino, Sala Umberto), in attesa che venga portato in tutta Italia.
Msa. Sei stato definito influencer cattolico. Questo appellativo ti piace o ti sta stretto?
Scifoni. Mi terrorizza! Fa pensare a influenza, febbre. Si usa pure «virale», ancora legato alla malattia... I termini del web sono brutti! Anche hater, «odiatore»... ma non esageriamo, l’odio è un’altra cosa: sono buontemponi che si divertono a dire scemenze. Non mi ritengo affatto un influencer.
Che cosa c’è scritto allora sul tuo biglietto da visita?
Sono un artista, un narratore, mi piace raccontare ciò che mi sta a cuore. La fede, oltre a essere una parte fondamentale della mia vita, è anche estremamente divertente! Le storie dei santi sono a tratti tremendamente paradossali e comiche. Le racconto perché ne sento l’urgenza. Ogni artista presenta un po’ il proprio mondo, quello che frequenta, che gli è stato tramandato. Non faccio altro che restituire quanto mi è stato dato dai miei genitori, dai tanti sacerdoti – persone straordinarie – che ho incontrato.
Dai tuoi lavori si percepisce che il motore è la fede, che non stai bluffando…
Mah, in realtà ciascuno vede ciò che vuole in quello che fai sul palco. Quando è sincera, l’arte non è una bandiera. La politica vuole farti aderire a una certa visione del mondo, l’arte ti lascia libero di leggere ciò che la tua sensibilità suggerisce. Alla fine non tutti capiscono, anzi, c’è chi fraintende. Alcuni restano scandalizzati dai miei lavori. C’è chi si arrabbia, chi dice che sono blasfemo, chi sostiene che sono pagato dal Vaticano per edulcorare l’oscurantismo cattolico! (ride, ndr).
Hai dichiarato più volte di immaginare il pubblico dei tuoi video come composto da «bambini atei». Hai avuto riscontri da loro?
Quando pubblico una clip succede di tutto. Cose straordinarie, bellissime. Io sono innamorato pazzo del web. Tanti bambini mi scrivono. A loro piace moltissimo quello che faccio. Stranamente. Parlo di teologia, di argomenti anche complessi, però ai bambini piace. Ho grandi riscontri. Ci sono bambini che mi chiedono di interpretare il santo del loro nome, mi scrivono personalmente, stupendo… Anche non credenti mi scrivono pensieri affettuosi!
Tu sei bravo, ma una marcia in più ai tuoi video, è innegabile, la dà tua moglie e i vostri tre figli... Si divertono?
Sì, tantissimo! In realtà, il momento della registrazione del video è sempre drammatico, a metà tra il divertimento e la litigata mostruosa, perché io trasformo casa in un set cinematografico, metto tutto in disordine, mia moglie deve poi risistemare mentre io me la filo a teatro, e puoi immaginare la reazione! È una fase di crisi assoluta ma anche di grande creatività, partecipiamo tutti pure alla costruzione del testo, figurati…
Quale santo o santa ti ha dato più filo da torcere?
Tutti. Ogni santo che affronto è un inferno. Rendere in due minuti la vita di un gigante è un’impresa complessa... Ma il più difficile in assoluto è stato san Francesco. Quando me lo hanno chiesto per Tv2000 ho provato a declinare. Mi dicevo: che bisogno c’è? Ne hanno già parlato tutti, credenti, atei, uomini di cultura straordinaria… Anche solo per affrontare le Fonti Francescane ci vuole un anno intero. Però a Tv2000 ci tenevano tanto, quindi ci ho provato e… niente da fare: quando cominci a leggere qualcosa di san Francesco ti rendi conto del perché tutti hanno voluto cimentarsi con lui! Perché le Fonti sono un pozzo inesauribile, quest’uomo ti fa innamorare in un modo così violento di sé che non puoi non aver voglia di scriverci qualcosa. Comunque è stato terribile, difficile. Perché san Francesco ti sequestra. Ti senti un sequestrato, quando cominci a leggere le sue storie. Non puoi mai più smettere. Ma a un certo punto devi pur interrompere…
L’intervista completa, nella quale Giovanni Scifoni svela la genesi di Santo piacere e parla delle sue fonti di ispirazione, è pubblicata sul «Messaggero di sant’Antonio» di carta (novembre 2019) e sulla corrispondente versione digitale!