La prima volta si incontrano in collegio. L'una è studentessa di arabo. L'altra, di inglese. La prima svelata, la seconda velata. Una si chiama Laura Silvia ed è l'autrice, insieme alla disegnatrice Paola Cannatella, di questa graphic novel. L'altra è Jamila, la protagonista del reportage a fumetti, costruito su tre livelli e 144 pagine a colori da leggere tutte d'un fiato.
Inizia così, in un'aula di collegio, una grande storia di amicizia e non solo. Laura Silvia è sempre in viaggio per raccontare di guerre e di esodi, alla ricerca di quei frammenti di umanità che ancora fanno sperare in un mondo in cui prevalgano dialogo e libertà di espressione.
Come nel racconto, in 13 capitoli. Un viaggio che ci porta in Yemen, conosciuto dall'opinione pubblica più per essere la fucina del terrorismo di Al Qaeda. Mentre fu anche la culla della regina di Saba e incantò Pasolini che volle girarci alcuni film.
Battaglia narra di una terra come ogni reporter dovrebbe fare: a contatto diretto con la vita quotidiana degli uomini e delle donne di quel luogo. Sceglie, allora, di non risiedere in un'ambasciata, bensì in un quartiere qualsiasi. Parlando arabo, indossando il niqab, andando al mercato.
Così «incontra» uno degli sheikh più importanti di Sana'a; il traffico dei bambini fra Yemen e Arabia Saudita; le donne «velate» e la loro partecipazione allo spazio pubblico; altri aspetti poco noti.
Grazie all'esperienza in presa diretta, le nuvole parlanti, vale a dire i dialoghi a fumetti, acquistano vigore e potenza. Merito soprattutto del tratto lineare, semplice e accattivante, affidato a Paola Cannatella.
La storia. Contrariarmente alle sue compagne di liceo, Jamila non toglie mai il niqab. Laura Silvia non ha mai visto il suo volto. Può solo immaginarlo. Fino al giorno del matrimonio, al quale viene invitata. Il rito nuziale dura tre giorni, durante i quali lo sposo e la sposa festeggiano ognuno per conto proprio. La giornalista è ospite della cerimonia riservata alle donne e partecipa alla festa. Il cuore de «La sposa yemenita» è racchiuso in questo rito.
Fino a quando: «Jamila mi allunga una rosa rossa, la prima del suo mazzo. Non comprendo il gesto, accetto, vedo intorno a me giovani donne ululanti. Poi, una ragazza vestita in oro mi rivela la simbologia: in Yemen si dice che l’amica della sposa che riceve la prima rosa del suo mazzo sarà la prossima arusa (sposa) yemenita. Anche Jamila ci aveva visto giusto, sotto il niqab».
Già. La «prossima sposa» sarà proprio la reporter. A Sana'a Laura Silvia conosce Taha, l’uomo che nel 2015 diventa suo marito. E quella terra, da allora, «casa».