L’affido che ha cambiato Tiziana
Tiziana fa la giornalista e vive a Bolzano. Scrivo di lei per raccontare un gesto che ha cambiato la sua vita e quella di un ragazzo africano che chiamerò Marco per tutelarne la privacy. L’ammirazione per lei, in questa storia, va oltre l’amicizia. Nel nostro lavoro s’incontrano storie di vita che possono lasciare un segno intimo.
Siamo stati in Paesi in guerra o in grande povertà e ingiustizia. A volte senti che raccontare non basta. L’Africa è una terra sovra-sfruttata che non è giusto definire sotto-sviluppata. Tiziana l’aveva nel cuore, e l’Africa è arrivata da lei.
Occupandosi di minori stranieri non accompagnati (17.864 in Italia a giugno 2017) ha conosciuto Marco, e ha chiesto di diventare suo genitore affidatario.
Ad oggi sono 661 i minori affidati a privati che si sono resi disponibili, anche grazie alla legge approvata lo scorso aprile. «Era spaventato e l’ho visto rifiorire – dice Tiziana –. Quello che noi affidatari facciamo è restituire loro la libertà e dargli l’opportunità di muoversi, studiare, costruirsi la vita. Marco deve sentirsi libero, come non è mai stato. Anche di tornare nel suo Paese, se lo volesse».
«In Mali dieci anni fa avevo filmato le mondine – prosegue Tiziana –. Anche sua mamma era mondina. Una di loro mi chiese di portarle in Europa un figlio. Oggi un figlio d’Africa è con me, anche se della Guinea Bissau. L’ho fatto pensando a mio padre. Pensando a sua madre, morta di tubercolosi, della quale ogni tanto mi parla. Se a tuo figlio capitasse di perdere te, tua moglie e suo fratello, di attraversare il deserto, finire nelle mani di trafficanti, subire violenze, essere caricato su una barca e arrivare in Italia, saresti felice di sapere che qualcuno l’ha accolto e sostenuto. L’affido è limitato alla minore età, ma poi vorrei adottarlo, se anche lui lo vorrà. Spero che ritrovi in questa casa la bellezza che ha saputo preservare dentro, ben nascosta dalle brutture che attraversava, e che l'ha salvato. Che lo sta salvando. Sta imparando a suonare la chitarra classica, ti rendi conto?».