Ricordando un altro Egitto
Ricordo l’entusiasmo di Ismail, direttore della Biblioteca di Alessandria: «Siamo il luogo di incontro tra il mondo e l’Egitto, centro di dialogo e comprensione tra culture e popoli».
Ricordo i ragazzi che amoreggiavano, senza timori, attorno a questo capolavoro di architettura contemporanea: l’edificio appariva con un’onda pronta a gettarsi nel Mediterraneo. Ismail mi disse che la sala di lettura era la più grande al mondo.
Com’è bella Alessandria d’Egitto. Devo davvero scrivere come “era bella”? No, le cupole color crema della moschea di Abu al-Abbas, progetto, nei primi decenni del ‘900, dell’architetto italiano Mario Rossi, sono ancora splendenti. Chissà se la gente va ancora ai caffè? Caffè leggendari: il Pastroudis, l’Atheneos, il Trianon. Chissà dove passeggia ora l’impiegato e poeta Costantinos Kavafis?
Mi raccontano che, in Egitto, non suonano più le campane delle chiese copte. Non è prudente. Un tempo, prima delle messe, si aspettavano i fedeli fuori dalle chiese: oggi è troppo pericoloso, ci sono i metal-detector. Che non hanno impedito la strage. Nella domenica delle Palme, sono morte 47 persone: cristiani di Tanta, città del Delta del Nilo, cristiani di Alessandria, uccisi nella cattedrale di San Marco, là dove vive il Tawadros II, centodiciottesimo patriarca dei cristiani copti. Vittime dei kamikaze dell’Isis. Le torture e la morte, a oltre un anno di distanza, di Giulio Regeni sono ancora impunite.
I copti sono la comunità cristiana più numerosa nel mondo arabo. Fra gli otto e i dieci milioni (contradditori i censimenti) in Egitto. Un bersaglio facile: vivono assieme ai musulmani, frequentano le stesse scuole, le stesse piazze, gli stessi caffè.
Papa Francesco, il Patriarca Tawadros, l’iman sunnita dell’università Al Azhar, Mohammed al-Tayyb, sapranno trovare i fili di un nuovo abbraccio tra le religioni. Più forte delle bombe. Più forte della paura. «Non riusciranno a farci odiare gli uni con gli altri», dicono a Tanta. I ragazzi della Biblioteca di Alessandria riprenderanno a studiare e ad amarsi. E vorrei rassicurare Kavafis: ci sono ancora i suoi caffè lungo la Corniche. Dove sedersi con un libro di Nagib Mahfuz in mano: «Alessandria… cuore di ricordi impregnati di miele e lacrime».