L'amore (r)esiste
Quanti saranno stati in Prato della Valle di Padova, il 13 maggio, convocati dal Sermig di Torino? Difficile dirlo, ma non meno di 30 mila. E l’aspetto quantitativo è addirittura il meno importante: il sole ha fatto capolino sulla città del Santo dopo una ventina di giorni di brutto tempo, i colori si riaccendono come per le grandi occasioni, una folla festante di giovani e meno giovani si riversano sulla piazza principale della città. Sotto il palco colorato d’azzurro sventolano bandiere della pace e striscioni, con slogan accattivanti. Su tutti, quello stampigliato sulle magliette dello staff è la più efficace sintesi per la giornata: “L’amore (r)esiste”, a ciascuno poi capire quanto peso dare a quella parentesi.
La giornata si era aperta con il tutto esaurito dei 10 dialoghi in città, 10 testimoni interpellati dai gruppi di giovani che avevano lavorato su ciascun tema per confrontarsi con adulti “veri” e credibili. Chi scrive ha moderato una decina di ragazzi e ragazze di Fuci e Azione cattolica di Padova nell’intervistare padre Claudio Monge, domenicano da 14 anni in Turchia, responsabile del Centro domenicano per il Dialogo interreligioso e culturale di Istanbul. E proprio “Religioni: l’incontro possibile” è stato il tema della sua testimonianza, che ha tenuto sul filo i 240 presenti anche oltre il tempo previsto. Padre Monge non ha fatto sconti ed è subito volato alto, interpellando ciascuno alla conversione, che per il religioso è “mettersi in sintonia col desiderio di un Dio che non è sordo al grido dell’umanità”, per incontrare una verità “che non possiedo, ma dalla quale al massimo sono posseduto”, e mai una volta per tutte. Poi l’invito a essere protagonisti in prima persona del dialogo, “perché non esiste dialogo islamo-cristiano, un dialogo tra sistemi. Esiste un dialogo tra persone e tra storie, da costruire volta per volta con passione in un clima di fraternità tra cercatori di Dio”.
Dal chiuso delle sale teatro si è passati quindi al sole del Prato della Valle. E qui la festa è partita con canti e danze, per darsi poi uno spazio di silenzio ad accogliere quattro testimonianza speciali, di persone che – come rilanciato dal motto dell’Appuntamento “L’odio non ci fermerà. Ripartiamo dall’amore” – hanno senz’altro vissuto esperienze di odio o di grave difficoltà, ma hanno saputo reagire, uscendone più forti e più belle.
Così Abdullahi Ahmed, giovane somalo, ha raccontato la sua storia di migrante ben integrato nella comunità di Settimo Torinese, tanto da ricevere la cittadinanza onoraria dal Comune – “tutto il consiglio comunale al completo ha votato a favore” dice il giovane giustamente orgoglioso – per il suo forte senso civico.
Così Giorgia Benusiglio, giovane milanese salvata per un soffio dopo aver assunto mezza pasticca di ecstasy e da allora impegnata con i ragazzi delle scuole sul tema della prevenzione e della sensibilizzazione contro le droghe: “L'importante è sapersi rialzare. Io ci sono riuscita potendo contare sull'amore della mia famiglia, e in particolare di mio padre, che mi ha accompagnato nel processo di accettazione. La mia vita è una sorta di pianoforte, ci sono i tasti bianchi delle gioie e quelli neri delle disgrazie, ma anche gli aspetti negativi possono diventare risorsa per se e per gli altri”.
Così Sammy Basso, giovane veneto affetto da una rara malattia genetica, la progeria, morbo devastante e condizionante, “ma se non avessi avuto la progeria non avrei girato il mondo, fatto tantissime esperienze, incontrato persone splendide. Quindi non è tutto negativo. Non farei cambio con nessun’altra vita” ha confidato Sammy infondendo coraggio in tutti i presenti.
Così Rosaria ed Emanuele Schifani, moglie e figlio di Vito, uno degli agenti della scorta di Giovanni Falcone, morto nell'attentato di Capaci del 23 maggio 1992: “L'odio che dovrebbe essere parte di me, non c'è – ha affermato Rosaria –. La mafia è uno schifo, ma io non sono come loro. L'amore è la base e il promotore delle nostre vite. Solo chi ama sta bene con se stesso”.
La proclamazione della nuova Carta dei Giovani - Patto tra le generazioni ha scandito gli impegni che adulti e giovani si sono presi per rinnovare il proprio essere uomini e donne di buona volontà, per un futuro migliore che inizia da Prato della Valle.
Una presa di posizione poi commentata con energia da Ernesto Olivero, nel suo intervento a braccio, con in mano a fargli forza un foulard rosso donatogli dalla mamma di don Peppe Diana, sacerdote ucciso dalla camorra. “C'è una parola di Dio che è un dono per ciascuno di noi, che crediamo o meno. Gesù oggi ci dice che noi possiamo fare delle cose più grandi di lui. Ogni volta che lo leggo io impazzisco di gioia, per un Dio che non mi vuole sottomettere ma vuole incoraggiarmi a osare l'impossibile. Noi possiamo attuare, dire, con convinzione, credendoci, non perché frase ad effetto, che le armi non si devono mai più costruire. Perché uccidono la creatività, la giustizia che c'è in noi, i nostri sogni”.
E ancora: “C'è bisogno di ragazzi che hanno voglia di dare la propria vita, che dicono io ci sto. Per starci in qualsiasi avventura bisogna trovare un metodo. Se uno vuole diventare portiere deve allenarsi molte ore al giorno. E questo per una palla. Noi per essere uomini e donne di Dio, che vogliono diventare politici, sacerdoti, rabbini, imam, abbiamo bisogno di impastarci con la preghiera, dare del tempo, tanto tempo a Dio, perché senza di lui l'io diventerebbe insopportabile. Dobbiamo ricominciare dall'amore, cioè dare da mangiare agli affamati, visitare i carcerati, dare una nuova possibilità a chi ha sbagliato. Allora l'amore ci fa entrare nel regno di Dio, dove nessuno muore di fame ed è abbandonato”.
A coronamento, una sorpresa, che avrebbe dovuto essere ancora più… sorpresa, se il protagonista, Sergio Mattarella, fosse stato presente fisicamente. Impegnato in Argentina, il presidente della Repubblica ha invece fatto pervenire un messaggio video per nulla di circostanza, nel quale ha incoraggiato i giovani a coltivare i propri sogni, riconoscendo in quelli del Sermig più che una speranza: la società tratteggiata dalla Carta dei Giovani - Patto tra le generazioni “è il mondo che ognuno vorrebbe, e che in ciascuno di voi, in parte già esiste. Cambiare dall'odio all'amore si può”.
A chiusura dell’Appuntamento arriva infine una notizia, rilanciata da Olivero: “Se la provvidenza vorrà, potremo aprire un prossimo Arsenale della pace nella città di Padova”. Sarebbe uno splendido coronamento del lavoro fatto in Veneto e, per la città del Santo ma non solo, una nuova sfida di carità da accogliere.