Luca Belludi, «socius» di Antonio
Varcata la soglia della Cappella di Sant’Antonio si giunge nella Cappella della Madonna Mora, primo nucleo francescano, dove sant’Antonio pregò insieme con i suoi confratelli e lì restò sepolto fino al 1263, anno in cui san Bonaventura, allora generale dell’ordine dei Frati Minori, ordinò la prima ricognizione del corpo, rinvenendo la lingua incorrotta.
Nella parete settentrionale della Cappella si apre un arco che immette nella Cappella del beato Luca Belludi. Quest’ultima è stata voluta dalla famiglia Conti, stimati funzionari di Francesco il Vecchio da Carrara, nei primi anni ‘80 del XIV secolo, e affidata a un ignoto architetto o proto. Fu infatti dedicata ai santi Filippo e Giacomo il minore il 22 settembre 1382 da parte di Naimerio e Manfredino Conti, e tuttora ospita il sarcofago-altare che contiene i resti del beato Luca dal 1285.
La decorazione pittorica ad affresco fu affidata al più illustre pittore dei da Carrara: Giusto de’ Menabuoi. Ufficialmente del Belludi si sa poco rispetto a quanto si vorrebbe conoscere di un personaggio così vicino a sant’Antonio, tanto da essere ricordato come suo socius, ovvero compagno e fedele discepolo. Fu un autentico francescano, profondamente buono e altruista. Sant’Antonio lo volle come proprio aiutante e, sulla sua scia esemplare, il beato Luca fu anche uomo di contemplazione e preghiera.
Fu un francescano della prima ora, affascinato da san Francesco e dal suo evangelismo, tanto quanto da sant’Antonio. Fu anche apprezzato paciere tra le fazioni riottose che sconvolgevano la vita nel padovano. In questo fu degno discepolo di Antonio, dopo la sua morte. Grazie a questi suoi interventi crebbe di statura morale, mettendo a servizio della gente il proprio equilibrio e la propria saggezza.
Un tratto peculiare della sua spiritualità sembra essere l’amore per il silenzio, la lucida volontà di non apparire, di defilarsi. Non approfittò mai della sua vicinanza a sant’Antonio quando questi, dopo la morte, divenne famosissimo, per lanciarsi in testimonianze biografiche scritte. Impressiona la sua capacità di intercessione rivolta al suo amico Antonio in favore della stessa città di Padova.
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