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Moige: tuteliamo i minori dai social

Dati allarmanti dal Movimento Italiano Genitori che con l’Istituto Piepoli ha realizzato una ricerca sulla consapevolezza che i ragazzi hanno dei pericoli online.
| Alessandro Bettero Caporedattore

Da New York è partita la crociata contro i social media. Il sindaco della città, Eric Adams, ha intentato una causa legale contro le principali piattaforme online accusate di minare la salute mentale dei più giovani, avendo indotto in loro – questa l’accusa – una dipendenza dagli stessi social media. Intanto in Inghilterra sono stati banditi gli smartphone a scuola per proteggere i più piccoli dal bullismo online e per migliorare il comportamento e il rendimento in classe. Legittime preoccupazioni confermate anche dai risultati di una ricerca del Moige (Movimento Italiano Genitori) in collaborazione con l’Istituto Piepoli, il cui focus era appunto la valutazione del rapporto tra tecnologia, social media e minori in Italia.

La ricerca, condotta nel 2023, ha coinvolto 1.788 studenti e studentesse delle scuole medie e superiori. La consapevolezza dell’uso dei social è il termometro della dipendenza dei ragazzi da queste piattaforme, e delle sue conseguenze. Ormai 1 minore su 4 ha un canale online in cui parla di sé, della propria vita; dove condivide con gli altri aspettative, bisogni e preoccupazioni. Le fragilità degli adolescenti sono spesso la porta d’ingresso dei malintenzionati. Tanto più che 1 minore su 2 naviga senza filtri anti-pornografia. I ragazzi inseguono visibilità, follower e interazioni aspirando a diventare come gli influencer ricchi e famosi.

Sovente i minori pubblicano foto, video e tutorial con dettagli della loro vita privata. Più di 1 minore su 3 ha dichiarato di aver accettato richieste d’amicizia o contatto da parte di sconosciuti; 8 su 10  hanno nella rubrica del proprio smartphone contatti di persone mai incontrate, ma con le quali hanno condiviso il proprio numero telefonico; e 2 minori su 10 hanno rivelato di averli addirittura incontrati di persona.

Per il 22% dei minori, internet è l’unica fonte d’informazione, ma il 78% si orienta anche verso altre fonti. Meno della metà degli intervistati, il 47%, si rivolge ai genitori o ad altri adulti. La televisione viene preferita da 1 ragazzo su 4.  E solo l’8% predilige giornali o riviste. Il 42% crede che sia attendibile ciò che si legge online. Ma appena il 17% verifica ciò che legge. Per quanto riguarda il bullismo, il 45% degli intervistati ha affermato di aver subito almeno una forma di prepotenza: verbale, psicologica, fisica o cyberbullismo; ma 1 minore su 4 è poco o per nulla consapevole del fatto che questi comportamenti possono avere risvolti penali.

Il 38% dei ragazzi utilizza l’intelligenza artificiale negli studi e nei compiti, sebbene quasi 1 su 4 abbia constatato che l’intelligenza artificiale ha fornito informazioni errate o inesatte. Il 45% crede che l’ia sia poco importante. E il 25% che possa influenzare negativamente la propria privacy.

Alla luce di questi dati, Antonio Affinita, direttore generale del Moige, ritiene che sia «necessario un maggiore coinvolgimento dei genitori, delle istituzioni e degli operatori tecnologici, unitamente a chi crea i contenuti, non solo per limitare l’utilizzo che viene fatto della rete, evitando così che i minori abbiano accesso a contenuti non idonei e illegali per la loro età, ma come guida affinché i ragazzi sviluppino una maggiore e migliore consapevolezza dei rischi della rete, e indicando loro quali siano i comportamenti da adottare».

Data di aggiornamento: 22 Febbraio 2024