«Nessuno sia lasciato indietro»

A Napoli, un progetto sostenuto ora anche da Caritas sant’Antonio nell'ambito di «Antonio 2020-2022» vuole restituire alla città un tradizionale luogo di carità: il Real Albergo dei Poveri.
20 Aprile 2021 | di

La facciata del palazzo, che con i suoi 400 metri è la più lunga d’Europa, è un colpo d’occhio che si perde nel ventre di Napoli. Piazza Carlo III, Real Albergo dei Poveri o palazzo Fuga, conosciuto nei secoli come Reclusorio e Serraglio, dal 1995 è patrimonio mondiale dell’Unesco.

In questo luogo, nel 1751, Carlo III di Borbone volle ospitare in un’unica grande struttura tutti i poveri, gli orfani e i mendicanti del regno. Da qui, quasi tre secoli dopo, parte una delle più grandi sfide per la città: ristrutturare un’ala del complesso per farne un centro polifunzionale in cui fornire nuovi servizi e tutele ai senza fissa dimora.

Una realtà, già difficile, divenuta vera emergenza nel corso della pandemia. L’intervento per il Real Albergo dei Poveri vede insieme al lavoro Comune e associazioni, cui si aggiunge ora anche Caritas sant’Antonio impegnata nel progetto di apertura di uno Sportello legale.

Dal 2018 il Comune, con una donazione da parte del Rotary Club, ha completato la prima parte, aprendo lo spazio docce e servizi igienici, attivando il segretariato sociale e la possibilità di accesso alla lavanderia e al «guardaroba sociale».

Il progetto si è arricchito di un ambulatorio medico, grazie alla generosità della diocesi. Ora l’apertura dello Sportello legale. In tutto questo non mancherà il supporto che Caritas sant’Antonio darà all’iniziativa, proprio per ricordare il passaggio di Antonio, 800 anni fa, lungo queste terre. Anima del progetto è padre Alex Zanotelli, dell’Ordine dei Missionari comboniani, portavoce del Comitato di cittadini che nel frattempo si è costituito.

«È la popolazione delle persone senza dimora quella che restituisce immediatamente la fotografia dello stato di salute del nostro tessuto sociale e di quanto efficaci siano gli interventi in materia di welfare che gli enti pubblici sono in grado di mettere in campo – spiega padre Alex –. Nel corso di quasi dieci anni, Napoli ha visto aumentare in maniera esponenziale il numero delle persone, uomini e donne di ogni nazionalità, finite a vivere in strada.

Se tra il 2011 e il 2012 si contavano circa 600 persone in condizione di assoluta povertà, nel 2019 si arrivava a 1.700 e, nel corso del 2020, quasi a 2 mila. Dai territori, e la città ne è un chiaro esempio, sono nate esperienze che tengono insieme organismi del volontariato laico e cattolico e terzo settore, specializzate nella creazione e gestione di servizi dedicati alla presa in carico globale dei più fragili».

L’individuazione del Real Albergo dei Poveri come sede di un centro polifunzionale è sembrata da subito la soluzione naturale, sia per la storia di questo edificio sia per la posizione centrale, facilmente raggiungibile dai diversi punti della città.

«Quando una persona affronta condizioni socio-economiche tali da ritrovarsi a vivere in strada – aggiunge Zanotelli –, la prima grave conseguenza a cui deve fare fronte è la perdita progressiva dell’iscrizione anagrafica e della validità dei documenti di riconoscimento, con relativa sottrazione dei più elementari diritti di cittadinanza. Lo Sportello legale avvierà un percorso di consultazione per il riconoscimento dei diritti fondamentali, permettendo di avvalersi di un consulente giuridico per pratiche non solo relative ai migranti, ma anche a vertenze famigliari».

L’intervento sarà affidato all’opera volontaria di legali che, già intercettati da padre Alex, si dedicheranno alla cura delle persone più fragili, potenziando la rete già esistente degli avvocati di strada. Il Real Albergo dei Poveri potrà così tornare alla sua antica vocazione. Perché nessuno venga lasciato indietro. 

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Data di aggiornamento: 22 Aprile 2021
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