Non… chiudete quella porta!
«Poi vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo» (Ap 4,1): la visione di san Giovanni mi viene buona per questi giorni in cui in giro per la Chiesa si vanno piuttosto chiudendo molte porte sante. E oggi tocca a quella più simbolica, la porta santa della Basilica di S. Pietro a Roma, mentre domenica 13 novembre è stata chiusa quella della Basilica di S. Antonio a Padova.
D’accordo, lo so bene che così vuole il rituale: dopo dodici mesi circa dall’indizione dell’anno santo, dato che proprio così si chiama, «anno», lo stesso termina. E se simbolicamente si è iniziato solennemente con l’apertura della porta santa, che è detta così perché legata appunto all’anno santo, la chiusura della stessa assolve alla medesima funzione simbolica e comunicativa ma di fine.
Eventualmente c’è da sottolineare la felice intuizione di papa Francesco di sollecitare ogni diocesi ad aprire «in proprio» le proprie porte sante, e non necessariamente legate a edifici sacri. Una sorta di porta santa «diffusa», tra cattedrali, santuari, carceri, ospedali, ostelli della Caritas e altro ancora.
Ma papa Francesco ha osato anche di più, esortandoci a fare delle porte delle nostre stesse case altrettante porte sante della misericordia: «Le famiglie cristiane facciano della loro soglia di casa un piccolo grande segno della Porta della misericordia e dell’accoglienza di Dio» (udienza generale, 18 novembre 2015)!
La sollecitazione e l’invito pressante del Papa è chiaro. Intanto, sicuramente, a celebrare con la vita quello che facciamo solennemente con i riti e le liturgie. Poi, a sperimentare la misericordia nei suoi due versi; ricevuta e donata. L’una verità e garanzia per l’altra. L’altra possibilità che l’una non si esaurisca in se stessa ma continui. Perché non è stato un gioco, nemmeno spirituale. Sentirsi, infine, al centro della Chiesa anche se si è rimasti per vari motivi al proprio paese. Perché i benefici di un anno giubilare, tanto più se ha messo a proprio tema la misericordia di Dio, non può certo patire limiti geografici o confini, né dipendere da impedimenti fisici personali.
Possiamo davvero essere grati a Dio per quest’anno! Quest’anno? Perché solo quest’anno?
NON CHIUDIAMOLE LE PORTE DELLA MISERICORDIA! Nessuna! O meglio, chiudiamo pure tutte quelle ufficiali e istituzionali, che dopo un anno di onorato servizio torneranno a essere porte come tutte le altre. Togliamo gli addobbi e i cartelli identificativi, che saranno ormai anche sciupati dal tempo.
Ma non chiudiamo assolutamente quella porta che abbiamo riscoperto essere la possibilità per ognuno di noi di sperimentare la misericordia di Dio. E quella accanto, l’altro battente del portale gemino: essere ognuno di noi misericordia di Dio per i fratelli e le sorelle!
Almeno mettiamoci il piede del nostro desiderio, perché non si chiuda del tutto…