Non un sogno di meno
«A vent’anni è tutto ancora intero, a vent’anni è tutto chi lo sa, a vent’anni si è stupidi davvero». È il Guccini anni ’70, quello della nostalgia dell’eskimo, l’indumento icona di un mondo bello e ingenuo fatto di cameratismi conditi con qualche «erba» di troppo, di utopie sociali, di voto politico all’università e di altro ancora, ma anche del crederci per davvero, del buttarsi in miraggi di nuova umanità, a volte fino a buttarsi via, con derive di estremismo, di droga, di inganni di potere.
Sant’Antonio che, venticinquenne, prega «Oh, se l’Altissimo volesse far partecipe anche me della corona dei suoi santi martiri!» sembra l’invocazione, magari in termini religiosi e consapevoli, di ogni vita allo start. La fede apre orizzonti e suscita energie come niente e nessuno, come è stato per il nostro Santo; ma il dare ragioni sufficienti al cuore e all’intelligenza è problema di tutti indistintamente, e ci sono stagioni della vita che lo pretendono di più.
Tornando al cantautore, sento la differenza e le connessioni tra «stupidità» e «stupore» che spesso convivono in reciprocità. Penso a un giovane Francesco d’Assisi che, disilluso dalla sciocchezza del denaro, della guerra e dell’immagine pubblica, riemerge capace di stupirsi e quasi di stordirsi, non più in una bolla artefatta, ma nella vivezza dell’incontro con un povero lebbroso, con madre terra, con Gesù Cristo e la sua croce.
Penso a Teresa di Lisieux, ancora piccolissima, che alla sorella che le offre di scegliere qualcosa da un paniere di stoffe e nastri per bambole, esclama sicura: «Io prendo tutto!». Come capisco lo struggente rimpianto del convertito Charles del Foucauld per aver sciupato sogni e ideali quando, all’accademia militare di Saint Cyr, aveva un bruttissimo nomignolo (il «festaiolo letterato»).
E capisco la trepidazione del mio amico Nicola al quale il lockdown ha impedito gli ottocento kilometri del Cammino del Nord della Spagna fino a Santiago: «Devo farlo per capire me stesso!», diceva. La droga è storia lontana, ma il suo stupore per una vita bella e libera che seduce senza tradire rinasce in lui pronta ad accogliere ciò che capiterà nel lungo itinerario, vesciche comprese.
Ho letto anche ai giovani della Comunità l’invocazione del Santo, per sentire come ne coglievano lo spirito. Oscar: «C’è voluto slancio per entrare in un programma terapeutico»; Luca: «Quando penso che la mia scelta deve essere “per sempre” e con “tutto il cuore”, ho un attimo di smarrimento, ma poi sento che è la strada giusta»; Giovanni: «Finora ho vissuto passioni tristi, ora voglio diventare protagonista libero».
«Avrò la grazia di vedere questo?» si chiede Antonio, sempre pregando. Ed è anche la preghiera nostra, di noi qualche volta nostalgici del nostro eskimo dei vent’anni, rimasto da qualche parte.
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