Pubblico&Privato
L’ esibizione della vita privata da parte degli uomini politici non è un fenomeno nuovo. Non è recente la convinzione che anche scelte personali, personalissime, possano fornire un’immagine positiva che orienti, rassicuri e fidelizzi. Che anche lo spettacolo dei sentimenti possa servire ad attirare e a conservare un elettorato che, come molti opinionisti segnalano, nella società moderna è tendenzialmente fluido e disposto a riposizionarsi facilmente.
Le foto insistite apparse in gran numero su giornali e tv di due uomini di governo – Luigi Di Maio e Matteo Salvini – con le loro fidanzate, vanno quindi in una direzione già ampiamente sperimentata da altri. Anche i politici – dicono quelle foto – hanno un cuore, s’innamorano, palpitano.
Anche loro, come tutti, hanno sentimenti, e quindi conoscono i piaceri, le felicità, le preoccupazioni, i dolori che questi portano con sé. L’amore, anche l’amore, è così proposto in chiave populista, diviene in quelle immagini parte della politica e, nel caso dei due leader, addirittura una modalità di lotta politica.
Come la Tav, le pensioni o il reddito di cittadinanza. Vince – questo il pensiero o l’illusione – chi fornisce l’immagine che piace di più, quella con cui il popolo o parte di esso s’identifica maggiormente. Chi ama ed è amato meglio.
Abbiamo il sospetto che la politica dell’immagine cominci a diventare inefficace e che la proposizione della propria vita personale possa anche essere pericolosa per gli stessi protagonisti del gioco. L’esibizione del proprio privato, del proprio stile di vita, dei propri sentimenti è, infatti, un’arma a doppio taglio, inevitabilmente pericolosa.
Può conquistare attraverso l’identificazione, ma anche disilludere alla prima incoerenza. Chi riceve il messaggio personale e su questo offre la propria fiducia, non ammette da parte del politico divari tra vita privata e vita pubblica. Esse sono sullo stesso piano, hanno la stessa influenza.
Se mai, l’identificazione con la vita personale produce una maggiore richiesta e, di conseguenza, la caduta di credibilità e di affezione, la disillusione possono essere rapidissime. L’identificazione tra pubblico e privato, ad esempio, non consente a un pluridivorziato di battersi contro il divorzio senza suscitare freddezza e ironia.
La sinistra ha sperimentato, in tempi non lontani, come sia impossibile, per i politici che hanno uno stile di vita agiatamente borghese, sostenere politiche che chiedono sacrifici senza provocare distacco e insofferenza di cui paga ancora le conseguenze elettorali.
La politica dell’immagine non ammette incongruenze o doppi comportamenti. Rifiuta la mediazione, la distinzione. Soprattutto non perdona. Le persone sono più fragili delle idee, le immagini si deteriorano prima delle proposte.
E la loro fine spesso trascina con sé anche le idee e le proposte. Per questo abbiamo l’impressione che la fase della politica dell’immagine potrebbe non avere lunga vita. Chissà se i protagonisti ne sono consapevoli.