Il famoso pittore Marc Chagall, nato a Vitebsk, Bielorussia, nel 1887, posa nel 1977 nella sua casa di Saint-Paul-de-Vence. (© RAPH GATTI / AFP / Getty Images)

Quarant'anni senza Chagall

Il 28 marzo ricorre il 40esimo anniversario della morte di Marc Chagall, uno degli artisti più importanti del XX secolo.
| Sabina Fadel Caporedattrice

Quest’anno ricorrono i 40 anni dalla morte di Marc Chagall, avvenuta a Saint-Paul-de-Vence esattamente il 28 marzo 1985. Pittore bielorusso naturalizzato francese, ma di origine ebraica chassidica, Chagall nacque a Lëzna, nei pressi di Vicebsk, il 7 luglio 1887.

Non fu una vita facile la sua, sin dall’inizio costretto a vivere la triste condizione a cui erano soggetti gli ebrei russi sotto il dominio degli zar (solo per dirne una, nel giorno in cui egli nacque il suo villaggio fu colpito da uno dei violenti pogrom che spesso ritorneranno nei suoi dipinti). E poi, con l’avvento del nazismo, il peregrinare da un Paese all’altro, da un continente all’altro.

Eppure i suoi dipinti grondano vita. Mantengono la poesia delle favole. I colori sono caldi, intensi. Le figure semplici, quasi infantili (che lo collegano al primitivismo della pittura russa del primo Novecento), dei suoi quadri, l’elemento del volo, i suonatori, i tanti soggetti e oggetti allegorici rimandano alla forza onirica che impregna il reale. Un’aura mistica avvolge i suoi lavori e li penetra quasi a mostrare che il dolore e le violenze che spesso in essi sono rappresentate, non hanno mai l’ultima parola.

Chagall fu un attento osservatore dei movimenti culturali del suo tempo, di alcuni dei quali subì l’influenza (come il cubismo, il fauvismo, l’espressionismo), ma mantenendo sempre intatta la propria originalità, fatta di personaggi e luoghi familiari intrecciati a simboli che aiutano a cogliere il lato più spirituale del mondo. Di sé diceva: «Io sono un mistico, non vado in chiesa o in sinagoga, ma per me lavorare è pregare» e sottolineava di essere attratto più che dal reale, dal lato invisibile del mondo, quello dello spirito, senza il quale la verità esterna non è completa.

Due i temi costanti delle sue opere: l’amore e la Bibbia. Quest’ultima rappresentava per Chagall uno scrigno di poesia e arte, e di racconti da rinarrare sulla tela. Cominciò a dipingere episodi biblici a partire dal 1930, quando l’editore francese Ambroise Vollard gli commissionò una serie di tavole sul tema. Da quel momento il pittore vi si dedicò per un intero decennio (senza più abbandonare il tema, fino alla fine dei suoi giorni), compiendo anche un viaggio sui luoghi delle Scritture, tra Egitto, Siria e Palestina, per lasciarsi contagiare dalle forme, dalle luci e dai colori di quelle terre. Anche la figura di Cristo è molto presente nelle sue opere: di lui Chagall recupera l’origine ebraica (lo si evince dagli indumenti di cui è quasi sempre rivestito), rappresentandolo come emblema della sofferenza innocente.

Di recente la sua Crocifissione bianca è stata esposta a Roma, in occasione del Giubileo: l’opera è il quadro preferito da papa Francesco, come egli stesso ha confidato. Dipinta all’indomani della notte dei cristalli (la notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, quando in tutta la Germania si scatenò, con un pretesto, una serie di attacchi e violenze ai danni degli ebrei), l’opera è una delle più significative del XX secolo, in cui sono presenti la denuncia contro la violenza e l’odio (temi attuali anche oggi, purtroppo) ma anche una indomita luce di speranza.

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Data di aggiornamento: 27 Marzo 2025