Scuola & miracoli
«Gentile Direttore, sono la mamma di un ragazzo che, nel corso dell’anno scolastico 2018/2019, ha frequentato la seconda classe di un istituto d’istruzione di secondo grado. Questa mattina mi hanno telefonato dalla scuola per dirmi che mio figlio, nonostante gli sforzi dell’ultimo periodo, non ce l’ha fatta e dovrà ripetere l’anno. So bene quanto si sia dato da fare ma le corse all’ultimo minuto, come lo studio di un intero programma di letteratura durante un paio di pomeriggi o ripetizioni private a cui è ricorso solo nelle ultime settimane, non sono bastate. Ha recuperato scienze e informatica, ma non è riuscito, purtroppo, ad arrivare alla sufficienza in tante altre materie e poter così essere promosso alla classe successiva. Una bocciatura non è, certo, la fine del mondo, ma quello che mi fa più rabbia è che mio figlio, nonostante gli avessimo ripetuto da mesi di rimboccarsi le maniche, lo abbia fatto solo a maggio, convinto che le corse all’ultimo potessero fare la differenza e compiere i miracoli».Francesca S. - Bari
Cara Francesca, grazie per la sua lettera e per aver condiviso un’esperienza che anche altri studenti, e relative famiglie, stanno vivendo in questo periodo che chiude un anno scolastico.
È tempo di voti e di bilanci, si tirano le somme e chi ce l’ha fatta può prendersi il lusso di mandare in soffitta quaderni, libri e registri elettronici – ma solo per un po’ di mesi! –, pensando unicamente a vacanze, campi estivi, gite... Per quanti invece non ce l’hanno fatta è il momento di incassare il colpo e di guardarsi allo specchio senza «se» e senza «ma» e, soprattutto, senza quell’inutile «ora studio “a manetta” e ce la farò» pronunciato di solito... a maggio!
Le corse finali ben di rado, e non solo a scuola, fanno miracoli. Quelli veri, fossero anche per un piccolo ma importante traguardo come una promozione, si costruiscono giorno dopo giorno, fatica dopo fatica, libro su libro, attraversando gli ostacoli e non evitandoli. Ben oltre il risultato finale, vale a dire il voto o il giudizio a conclusione di un anno scolastico, è questo il vero miracolo.
Ciascuno di noi può realizzare cose straordinarie proponendosi di fare seriamente il proprio dovere. E accettando anche quelle lezioni che giungono dai fallimenti e che servono proprio a insegnarci dove abbiamo sbagliato per non ripetere più gli errori fatti.
Ha detto a riguardo il cestista statunitense Michael Jordan, uno dei più grandi campioni di basket di tutti i tempi, che suo figlio di certo conosce: «Nella mia carriera ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso quasi trecento sfide. Per ventisei volte ero sicuro che, quella che stavo per mettere a canestro, fosse la palla vincente del match e, invece, l’ho mancata. Ho fallito più e più volte nella mia vita. Ma è proprio per questo che ora ce la faccio. Per imparare ad avere successo bisogna prima imparare a fallire».
Sconfitte a parte, nemmeno gli esordi di Jordan sono stati quelli tipici del fenomeno che poi si è rivelato essere. All’età di quindici anni venne escluso dalla squadra di basket della sua scuola perché... troppo basso. Per quel ragazzino fu uno schiaffo, la prima sonora bocciatura. Ma Michael non si arrese e, fatica dopo fatica, allenamento dopo allenamento, fallimento dopo fallimento, è arrivato a essere il campione che conosciamo.
Non si stanchi, quindi, di ripeterlo a suo figlio: non esistono percorsi di vita facili o scorciatoie per nessuno, ma tutti abbiamo le risorse per affrontare le fatiche e imparare dai nostri fallimenti.
Lo sostenga, però, in questo momento, mettendo a tacere la giusta rabbia che sente dentro di lei e suggerendogli la strada da percorrere affinché l’esperienza di fallimento vissuta non sia inutile.
In particolare, lo aiuti a riflettere su se stesso e sugli obiettivi che si è posto nella vita e sui passi che finora ha messo in atto per raggiungerli; lo sproni a riconoscere con se stesso gli errori compiuti proprio per non ripeterli. Infine –importantissimo! –, non gli permetta di sostare troppo a lungo nell’esperienza del fallimento: è una caduta dolorosa, è vero, ma dalla quale è chiamato a rialzarsi.
Questo credo sia il compito più importante che lei, come madre, può svolgere in questo momento e in futuro: non potrà mai preservare suo figlio dagli errori, ma potrà sempre mostrargli un metodo, una via, per accettarli, renderli utili e far sì che da essi possa sempre ripartire un po’ più forte e più consapevole di prima.