Tradimento e perdono
Ci sono domande che possono suscitare sgomento, tanto sembrano essere violente e traditrici. È il caso della domanda che Giuda pone ai capi dei sacerdoti: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?» (Mt 26,15). Sant’Antonio sembra rimanere letteralmente trafitto da tale interrogativo, al punto che subito esclama: «O dolore!». Perché, davvero, si sente un vero e proprio dolore quando, a essere tradita e mercanteggiata, è una delle dimensioni più sacre delle relazioni umane, quella dell’amicizia. Il rapporto che Gesù aveva instaurato con i suoi discepoli – anche con Giuda! – era all’insegna di una grande fiducia, pazienza e benevolenza: atteggiamenti di un valore inestimabile! E il nostro Santo coglie nel segno quando si chiede che cosa mai si possa dare in cambio di un tesoro così immenso come quello regalatoci da Gesù, con la sua amicizia che salva. Nulla! Dobbiamo riconoscere che quanto Giuda ha compiuto non appartiene soltanto al passato, non interessa soltanto lui.
Anche noi possiamo fare l’esperienza della fragilità, sentire tutto il peso della nostra miseria e scegliere vie facili, forme di tradimento dell’amore: cercando «salvezza» da soli attraverso comportamenti che, alla fine, svalutano l’altro o lo umiliano. Quando cerchiamo salvezza nel possesso, nelle macchinazioni del potere o nell’immagine appariscente di noi, inevitabilmente qualcuno deve rimetterci, qualcuno diventa più povero ingiustamente e viene umiliato. Diventa importante guardare a Giuda per riconoscere nel suo tradimento anche tutte le nostre falsità. Scopriamo però nelle parole di Antonio un varco prezioso per ritrovare la strada quando ci allontaniamo dall’amicizia del Signore: sarà vitale «intenerire il proprio cuore e richiamarlo alla pietà».
Un punto di ripartenza sicura sembra essere proprio questo: ravvivare nell’intimo il ricordo di quanto Gesù, nostro amico e familiare, ha fatto e continua a fare per noi. Questo stile incomparabile del Signore, di assoluta autodonazione, va assaporato con il cuore, gustato in profondità. Occorre che il ricordo di lui sia vivo, generatore di affetto sincero. A seguito dei nostri tradimenti ritorniamo al Signore, chiedendogli misericordia. Ciò che non ha fatto Giuda, che si è impiccato al cappio della sua solitudine, anziché fare ritorno alla fonte luminosa della tenerezza di Dio. Fare ritorno: tante e tante volte, nella nostra vita, saremo chiamati a questa strategia di salvezza, ricominciare daccapo da colui che ha una sola parola da dirci, quella del suo perdono senza confini.
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