Come può esserci una Chiesa ricca?
«Gentile direttore, in questo lungo periodo di forzata inattività, c’è una riflessione che di tanto in tanto fa capolino nella mia mente e, da un certo punto di vista, mi dà fastidio. Gesù è nato e vissuto nella povertà e mi pare di non riscontrare nessun tipo di squilibrio tra i suoi insegnamenti e il suo modo di essere. Come mai, secondo lei, la Chiesa, nel passato e oggi, vive in uno stato di immensa e tangibile ricchezza? Non è un controsenso rispetto agli insegnamenti di Gesù e, ad esempio, alla cristiana svolta di san Francesco? Soprattutto nei momenti di sofferenza universale, non so darmi una risposta plausibile riguardo questo sbilanciamento e, da persona comune, mi pare che una vera prova di cambiamento sarebbe salutare e farebbe vedere la Chiesa (non la fede) con occhi diversi. La ringrazio molto».
Antonio – Milano
Potremmo accampare varie attenuanti, se non proprio scuse, a ciò che l’amico lettore ci dice con sofferenza. Che, penso, non possiamo che condividere. Potremmo dire che da sempre la Chiesa è, in quanto tale, santa ma composta da uomini e donne, del clero o laici, peccatori. Per cui, se così si vuol dire, in un certo senso è essa stessa «santa e peccatrice» (si veda il documento Memoria e riconciliazione, della Commissione teologica internazionale, presieduta dall’allora cardinal Ratzinger, pubblicato nel 2000).
Dunque, la Chiesa è come tutti gli altri? Di nuovo, in un certo senso, sì, e ricordarlo ci fa bene, ci impedisce di assumere atteggiamenti di superiorità e giudizi sprezzanti. Abbiamo tradito il messaggio evangelico? Sì, qualche volta penso proprio di sì. Lo facciamo anche oggi, come istituzione e come singoli credenti. Non smetteremo mai di aver bisogno di misericordia, perdono e conversione!
Effettivamente, la libertà della Chiesa, che si fa convenzionalmente risalire all’editto di Costantino dell’anno 313, ha portato un gran bene, soprattutto per l’espandersi del messaggio del Vangelo. Ma ha comportato anche compromessi con il potere, fino al punto di lasciar immaginare, senza che di ciò nel Vangelo ci sia neanche una minima traccia, che ci potesse o ci dovesse essere anche nella Chiesa una forma di «potere», un’istituzione terrena (con ricchezze e altro annessi). Arrivando a scrivere pagine della storia che sono davvero tristi e vergognose – pur se da comprendere nel loro preciso momento storico – benché accompagnate da ben molte più pagine di eroismo e radicalità cristiana vissuta nella quotidiana da tantissime persone e famiglie semplici e spesso sconosciute.
Potremmo aggiungere che con questa ricchezza la Chiesa ha fatto e tuttora fa un gran bene ovunque. Oltre ad averne, almeno in parte, bisogno anch’essa per vivere. Potremmo dire tutto ciò, ed è indiscutibile, e molto altro… Ma la contraddizione rimane. E anche la scommessa del Vangelo. Vite come quelle di san Francesco e sant’Antonio, che quest’anno ricordiamo per il loro incontro del 1221, aiutano anche noi a crederci un po’ di più.
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