Tv2000 e InBluRadio: comunicare con lo stile del Vangelo
«Le confesso un pizzico di emozione a parlare con il “Messaggero di sant’Antonio”, perché è una rivista che ho sempre visto in casa mia sin da bambino. Sant’Antonio è per me una importante figura di riferimento sin dall’infanzia, ne porto anche il nome: Vincenzo Antonio Maria. E Antonio per me è il “Messaggero”, questo strumento di comunicazione al quale i miei genitori erano abbonati da sempre». A confidarlo è Vincenzo Morgante, direttore di Tv2000 e già direttore dei Tg regionali della RAI.
Msa. Dallo scorso febbraio è alla guida di tutta l’informazione di Tv2000 e InBluRadio (realtà editoriali Cei) ed era già direttore di rete dall’ottobre 2018. Che cosa vuol dire fare informazione avendo questa chiara identità editoriale?Morgante. Ho sempre pensato che fare informazione sia non una professione ma un mestiere, da ministerium, servizio, quindi una missione. Questa convinzione si è rafforzata negli anni e in particolare da quando sono alla guida di Tv2000 e InBluRadio, realtà che sono chiamate in modo particolare a dare un senso a ciò che propongono. Noi suggeriamo una visione di mondo, che deriva da uno sguardo cattolico, ma senza imporre una verità. Abbiamo una visione morale, ma senza scadere nel moralismo; cerchiamo di fare una televisione che non faccia prediche e che sia capace di allargare lo sguardo anche a chi non la pensa come noi. Vogliamo essere un luogo di tutti e per tutti, senza pregiudizi, pur avendo una nostra chiara identità. Vogliamo incontrare chiunque, credente, non credente o appartenente ad altre religioni che sia, sul piano di una proposta valoriale che parla di accoglienza, solidarietà, umiltà, compassione, mitezza, tenerezza, attenzione agli ultimi. La nostra non può essere un’offerta da consumare ma un’offerta che funga da stimolo, che aiuti la riflessione. E poi non può mancare uno stile comunicativo che ci contraddistingua, che faciliti la costruzione di ponti, l’apertura di porte, l’offerta di modelli di virtù e di esempi di carità. In un momento in cui nell’etere e sul web prevale la smodatezza anche linguistica, noi vogliamo proporci con la nostra tradizione che è fatta di contenuti importanti ma anche di sobrietà, di compostezza e, senza apparire retorico, anche di buona educazione. Questo è essere un media cattolico, ma è anche fare servizio pubblico. Perché il giornalismo deve sempre essere servizio pubblico.
Può tratteggiare un suo personale bilancio di questi primi mesi di direzione?Negli ultimi anni Tv2000 è entrata a far parte delle grandi emittenti televisive. Siamo una televisione a diffusione nazionale, che cresce negli ascolti, che è sempre più conosciuta. Una realtà di non grandi dimensioni che però ha consolidato la sua presenza grazie a una squadra di professionisti che condivide l’idea che si possa fare una tv diversa dalle altre. In quest’anno è accresciuto in me (e io lo condivido con tutta la mia squadra) il desiderio di essere strumento di analisi, di riflessione, luogo di confronto e di condivisione di ideali e valori. Per noi, il dato di ascolto non è solo un numero: a noi interessano le singole persone che dietro quel numero si celano. Ho sentito forte la responsabilità di compiere un cammino fianco a fianco con i nostri telespettatori, lontano da presunzioni di onnipotenza e cercando di mettere le nostre professionalità al servizio del bene comune. Questo è il nostro obiettivo e la forza delle due emittenti e l’ho personalmente constatato proprio in questo mio primo anno da direttore.
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Ma chi è il vostro pubblico?Nel 2019, sulla base dei dati che abbiamo raccolto, il pubblico di Tv2000 è stato prevalentemente femminile (circa il 72 per cento) e non giovane, anche se i dati ci dicono pure che è cresciuto del 33 per cento il pubblico maschile. Però abbiamo segnali nell’ultimo anno di un incremento negli ascolti delle fasce di età più giovane, fino ai 34 anni. Sotto il profilo culturale complessivamente è un pubblico che cerca una televisione che informi, che aiuti a conoscere e che al contempo fornisca strumenti per ragionare sull’offerta di conoscenza fornita.
Siete anche solidamente presenti online…Il web è un altro dei settori che consideriamo strategici, sia per Tv2000 che per RadioInBlu e questo anche grazie alle nostre tecnologie all’avanguardia. Tv2000 sul web si caratterizza come un network (4 milioni e 500 mila pagine sfogliate solo fino a primavera) articolato con un sito madre, Tv2000.it, e quaranta siti dei singoli programmi, sui quali è possibile rivedere i contenuti delle trasmissioni, sia integralmente sia attraverso una selezione per argomenti. I nostri contenuti sono disponibili anche sui canali YouTube di Tv2000 (fino a ottobre 2019, 197 milioni di visualizzazioni) oppure sui canali YouTube di Tg2000 (fino a ottobre 2019, 45 milioni di visualizzazioni). Poi abbiamo una pagina Facebook con 308 mila like, e siamo presenti su Twitter (37 mila followers) e Instagram (oltre 30 mila). Nei primi sei mesi dell’anno la condivisione sui social dei contenuti ha raggiunto 45 milioni di persone per un numero totale di 78 milioni di impression. Il web è un luogo che reclama una crescente attenzione, perché attrae un pubblico più giovane.
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E per il futuro, quali novità possiamo attenderci?Un’attenzione sempre maggiore al territorio, che deve diventare occasione per narrare il Paese, per accendere i riflettori sulle realtà della provincia italiana che è fatta di laboriosità, di dedizione, di solidarietà. Dobbiamo attenderci una tv che abbia sempre di più uno sguardo internazionale, anche grazie a collaborazioni più intense con altri network operanti nel mondo. E poi nuovi programmi, ai quali già stiamo lavorando, accomunati da un’attenzione via via maggiore alla persona. Il nostro obiettivo, non mi stancherò mai di sottolinearlo, è e sarà anche in futuro quello di conquistare nuovi telespettatori e radioascoltatori non con effetti speciali, ma con la qualità di proposte semplici nella forma e autentiche nei contenuti. In una parola: evangeliche.
L'intervista integrale è pubblicata sul Messaggero di sant'Antonio di dicembre 2019 e nella versione digitale della rivista. Provala subito!
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