Comunità di lettori
Molti anni fa ho iniziato a collaborare con il «Messaggero di Sant’Antonio» e, articolo dopo articolo, mi sono sempre più convinto del privilegio di avere uno spazio a disposizione per condividere le mie esperienze e riflessioni.
Ammetto che mi piace incontrare le persone faccia a faccia, nella vita quotidiana, nel mio lavoro, nei seminari, alle conferenze, e conversare con loro.
In queste circostanze si crea un contatto fisico e una possibilità di osservare il linguaggio del corpo, le espressioni del viso che, spesso, dicono più delle parole quando, addirittura, non sono in sintonia con il linguaggio verbale. Ci sono i silenzi, le parole smozzicate, i tic verbali, il tono e il volume della voce e tanto, tanto altro ancora.
Tutto questo si perde nel momento in cui l’interlocutore non è con me, davanti a me in carne e ossa. Certo, nell’epoca d’oro in cui si intrecciavano fitti scambi di lettere scritte a mano con persone amate, stimate o perfino odiate, si stabiliva una vicinanza, un’intimità, con i corrispondenti da renderli quasi presenti accanto a noi.
Ma cosa avviene quando si scrive un articolo senza sapere chi ti leggerà, senza poter dare un volto, un’età, un sesso, una storia, un profilo psicologico del lettore?
È vero che ogni tanto spunta qualcuno che ci scrive per esprimere un parere positivo o negativo sull’articolo, ma la stragrande maggioranza dei lettori resta anonima sullo sfondo e io non saprò mai per chi davvero sto scrivendo, se è il tempo e il modo giusto per farlo. Insomma, manca il feedback, l’effetto retroattivo del messaggio e, in mancanza di dialogo, si potrebbe pensare di rischiare il soliloquio.
Ma ecco la sorpresa: nel corso degli anni questa comunità di ignoti lettori, grande o piccola che sia, è per me diventata una sorta di avatar al quale mi sono affezionato, tanto da averlo spesso presente con gratitudine nei miei pensieri, intuendone la presenza fisica e immaginandone le richieste, le approvazioni e le critiche.
Sarà stata un’illusione, ma è servita ad alimentare il mio desiderio di continuare per tanto tempo a scrivere con soddisfazione su una varietà di argomenti. Nella speranza che qualche mia parola cogliesse il bersaglio giusto nel momento giusto.