Un 13 giugno «diverso»
Un 13 giugno diverso quello vissuto quest’anno in Basilica. Mascherine, distanziamento fisico, ingressi contingentati hanno reso anomala una festa che ha comunque registrato un grande afflusso di pellegrini, accorsi in massa nonostante i limiti imposti dalla pandemia, per dire grazie ad Antonio, santo amatissimo, all’indomani di giorni davvero difficili per tutti. Anche quest’anno la S. Messa delle 9.30, presieduta da monsignor Fabio Dal Cin, delegato pontificio per la Basilica del Santo, è stata dedicata ai lettori e abbonati del «Messaggero di Sant’Antonio».
Monsignor Dal Cin, affiancato da monsignor Gianfranco Agostino Gardin, ofmconv e vescovo emerito di Treviso, da fra Giancarlo Zamengo, direttore generale del «Messaggero» e dai frati che lavorano alle varie edizioni della rivista, durante l’omelia ha ripercorso brevemente la vicenda terrena di Antonio, e la sua vocazione francescana, di cui proprio quest’anno ricorrono gli 800 anni. «Quello di Antonio – ha sottolineato il prelato – è stato un cammino spirituale sofferto» messo a dura prova dal fallimento dei propri progetti di vita. Ma proprio queste difficoltà, ha continuato il vescovo, «dicono che la sua è stata una scelta autentica, non di comodo», come spesso accade a noi, che viviamo la nostra fede come un retaggio del passato, che ci riteniamo cristiani solo perché espletiamo alcune pratiche spirituali.
«Che cosa dice oggi Antonio alla nostra vita? – si è chiesto il delegato –. Che anche noi come Antonio possiamo vivere una fede autentica se passiamo da un cristianesimo di buone abitudini e buon vicinato, a uno di decisione personale, frutto di una precisa scelta interiore». Ma il nostro Santo ci ricorda pure che la ricerca del Signore passa attraverso i fatti concreti della nostra vita: «Siamo chiamati, come Antonio – ha detto infatti monsignor Dal Cin – a decifrare i messaggi del Signore per la nostra vita in quanto ci accade. Perché niente avviene per caso. Ma per leggere ciò che il Signore vuole dirci e interpretarlo correttamente dobbiamo lasciarci illuminare dalle Sacre Scritture. E allora anche noi, come lui, diventiamo abituali frequentatori del Vangelo; leggiamo tutti i giorni le Scritture e poi guardiamo alla nostra vita attraverso di esse, fondamentali perché alimentano la fede».
Ma Antonio era il Santo del «Vangelo e della Carità», il Santo cioè che ha saputo predicare la Parola ma anche mettere in pratica il messaggio evangelico di attenzione ai poveri. E il Delegato non ha mancato di ricordarlo: «Antonio ci dice soprattutto di non perdere di vista i poveri – ha concluso – soprattutto quelli vicini a noi, quelli generati dalla recente pandemia. Anche in essa possiamo leggere il messaggio di Cristo, nell’emergenza sanitaria, ma anche in quella economica che stiamo ora attraversando».
La celebrazione eucaristica si è poi conclusa con la speciale benedizione impartita dal vescovo con le Reliquie di Antonio, e con la benedizione di papa Francesco di cui egli si è fatto portavoce.
Al termine della S. Messa i celebranti, in processione, si sono recati alla tomba del Santo per deporre alcune ceste ricolme delle lettere che gli abbonati alla rivista hanno fatto giungere al «Messaggero» nelle ultime settimane.