Una «Familia» che si ritrova anche on line
È disponibile solo in forma digitale, ma rappresenta il fiore all’occhiello della Familia Abruzzese di Rosario, in Argentina. Il sodalizio regionale che ha sede nella terza città più importante del Paese, cinque anni fa decise di festeggiare i suoi 50 anni anche con una pubblicazione digitale.
«La nostra associazione – spiega il presidente Marcelo Castello – vanta un buon ricambio generazionale. E abbiamo realizzato, negli ultimi anni, tanti progetti, come l’organizzazione della riunione annuale del CRAM, il Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel mondo, la partecipazione alle iniziative culturali estive in Abruzzo, l’ampliamento della corale e del gruppo di ballo, e l’offerta sempre più ricca di corsi di italiano per argentini con radici italiane. Ai nostri corsi partecipano ogni anno quasi 200 ragazzi».
Marcelo Castello, originario di San Valentino in Abruzzo Citeriore (PE), è nato in Argentina. La mamma emigrò all’età di 6 anni, negli anni Cinquanta del secolo scorso, con i genitori. «Appena posso, cambierò legalmente il mio nome in quello originario italiano perché sono orgoglioso della mia italianità». Sposato con Maria Mirian, e padre di Fabrizio e Giuliano, Marcelo guida il sodalizio di Rosario dal 2013, dando continuità a una realtà nata nel 1964 e che oggi rimane l’unica associazione abruzzese della città. «La Familia abruzzese – conclude Castello – fu fondata durante una cena tra sette amici quasi tutti provenienti da Orsogna e, nel 1982, fu realizzata la sede che ancora oggi ci ospita. Il direttivo è formato, tra gli altri, dai vicepresidenti Pablo Mastroianni e Mauricio Nanni, dal segretario Hector Fonzo e dal tesoriere Juan Ranieri».
«L’amore per l’Italia – spiega Hector Fonzo, nato a Rosario ma di origini orsognesi – non ha un perché. C’è un’identità che trascende la persona, e a cui non si può rinunciare. Ci vuole più cultura in Argentina: un valore che non viene trasferito da una generazione all’altra. Amo Villa Diego, la località in cui vivo, ma non rinnego l’Italia. L’una “mi cuoce” e l’altra “mi incendia”; l’una è il sangue e l’altra il cuore: non si possono separare».