© SAMAR ABU ELOUF

Una fotografa nella tenebra di Gaza

Una mostra a Palau della fotogiornalista palestinese Samar Abu Elouf ci porta dritto nel dolore dei palestinesi e ci sprona a non arrenderci all’orrore.
| Giulia Cananzi Redattrice

In tempi di guerra il rischio più grande, oltre alle conseguenze della violenza in sé, è quello di abituarsi alle vittime, all’orrore e potendo fare poco o niente per impedirlo, visto che i politici per primi sembrano non recepire il grido di pace della propria base, una delle vie d’uscita è allontanarsi, non vedere più. Ma affievolendo l’attenzione, l’indignazione, la protesta, il rischio diventa quello di perdere la propria umanità, il senso del proprio stare nel mondo. Il fotogiornalismo, a volte così vicino all’arte, ha il potere di riscuoterci, di riportarci alla realtà, di percepire il dolore del mondo non con la testa ma con il cuore. È quanto succede di fronte alle foto di Samar Abu Elouf, fotogiornalista palestinese, che in una mostra, dal titolo «Gaza when emotions suffocate» in corso in questo momento a Palau (OT) in Gallura fino al 12 ottobre, all’interno del XXIX edizione del Festival internazionale Isole che parlano di fotografia, espone 60 potenti foto che tracciano il percorso di Gaza, prima e dopo l’attentato di Hamas a Israele del 7 ottobre. Le foto danno particolare rilievo anche alla condizione femminile e alle conseguenze intergenerazionali. Lo sguardo, intimo e radicale, è quello di chi sta vivendo il dramma. Un lavoro potente per non arrendersi alla violenza.

Data di aggiornamento: 13 Settembre 2025