Come costruire una scuola dai rifiuti

I lettori del Messaggero hanno sostenuto, tramite Caritas Antoniana, un progetto a favore dei «pepenadores», riciclatori di rifiuti delle discariche di Oaxaca, in Messico, che sta diventando un volano di sviluppo. Al centro la costruzione di scuole verdi.
02 Marzo 2017 | di

Problema alla lavagna: metti insieme 8.500 bottiglie di plastica e 11 mila cartoni di Tetra pak. Che cosa ottieni? Nessuno di noi sa risolvere il quesito, ma un buon numero di bambini delle favelas a ridosso della grande discarica di Zaachila, nella periferia di Oaxaca, sa farlo eccome. Sono i materiali di recupero che loro stessi hanno contribuito a raccogliere e preparare per costruire tre scuole verdi, con l’aiuto di Sikanda, una ong locale, e grazie al sostegno di Caritas Antoniana. Siamo nel Messico sud orientale, in una delle zone più povere del Paese, dove si riscontrano tassi di sviluppo umano simili a quelli dell’Africa sub sahariana. Eppure il Messico è la 15ª economia del Pianeta, ma il 90 per cento della ricchezza è in mano al 2 per cento della popolazione. Va da sé che per risolvere i problemi di povertà e disuguaglianza non c’è muro che tenga. Occorrono conoscenze e opportunità. In una parola, occorrono «scuole».

Le scuole verdi finanziate da Caritas Antoniana non sono che tre tessere di un mosaico ben più grande che ha inizio nel 2009, quando un ragazzo messicano, José Carlos León Vargas, studente in Italia, e sua moglie Aurelia Annino, italiana di Catania, decidono di mettere a frutto i loro studi di cooperazione, gettando le basi di uno dei più innovativi progetti di sviluppo comunitario. «Volevamo essere presenti in un luogo in cui nessuna ong riusciva a lavorare – spiega Carlos –. Abbiamo scelto le favelas intorno alla capitale Oaxaca e i pepenadores, le famiglie di riciclatori informali che vivono vicino alle grandi discariche. Queste zone in America Latina sono come i campi profughi: afflitte da violenza, traffico di droga, assenza di servizi di base».  

Gioiello ecosostenibile

Da dove iniziare? Intanto dal nome dell’associazione. La scelta cade su «Sikanda», parola che in lingua mixteca, una delle sedici lingue indigene parlate nella zona, significa «in azione». Seguono sette mesi passati a dialogare con la gente per capire i problemi e abbozzare le soluzioni. Oggi i campi di azione di Sikanda sono quattro: salute, reddito, integrazione e alimentazione. Ogni progetto attuato li interseca un po’ tutti, come un sistema ben congegnato, mettendo in relazione entità nazionali e internazionali (di rilievo il Gruppo Abele), Chiesa e autorità locali.

Per capire come funziona ritorniamo alle nostre scuole di bottiglie di plastica e Tetra pak. Sono un gioiello architettonico ecosostenibile inventato da un architetto di Oaxaca. Un massetto di cemento, un’ossatura di legno, un’imbottitura di bottiglie di plastica, una fodera di Tetra pak, quattro finestre, due porte, impianto elettrico e finiture che nascondono la povertà dei materiali. All’interno una temperatura costante di 21 gradi, sia durante i giorni di freddo che sotto il solleone. Tempo di costruzione: sei giorni. Quasi una festa, con tutta la comunità al lavoro. Durata prevista: venticinque lunghi anni. Costi? 25 mila euro per tre scuole di 60 metri quadri.  

Un sistema comunitario

Ma ciò che è più importante è il miracolo che succede dentro le scuole verdi. «Il governo in questa zona concede la licenza per costruire scuole e paga due maestri, ma le scuole non ci sono. Così si fa lezione sotto casupole di lamiera bollente o all’aperto con materiali di fortuna». Ai tanti disagi si aggiunge la malnutrizione: «La maggior parte dei bambini non mangia a sufficienza o non consuma mai ortaggi. Un po’ per povertà, un po’ per scarse conoscenze di alimentazione». Risultato? Oltre il 30 per cento non ce la fa e lascia la scuola, mentre buona parte dei loro genitori è analfabeta.

«Avere un luogo salubre e bello in cui studiare, fornito di libri e materiali, aiuta a farsi venire voglia d’imparare». Non solo. Oggi tra le materie scolastiche ce ne sono quattro che già odorano di futuro: tecniche di compostaggio, agricoltura familiare, formazione sul riciclaggio dei rifiuti, elementi d’igiene. Ogni scuola ha il suo orto, e già quello è un risultato: «I bambini mangiano più ortaggi e portano le loro conoscenze a casa». E ancora non basta: «Le scuole verdi servono anche per la formazione degli adulti e come sale comunitarie per incontrarsi e risolvere i problemi assieme». Un’ultima nota sul metodo: «Tutti i progetti di Sikanda si basano su un approccio interdisciplinare e una metodologia partecipativa».

Un altro futuro già s’intravede: «Qui manca personale specializzato nel trattamento dei rifiuti. Già oggi le persone che riciclano producono un valore non riconosciuto di 50 mila euro al mese. Senza contare l’inquinamento che l’attuale modo di trattare i rifiuti sta causando a un ambiente naturale che è tra i più ricchi al mondo per biodiversità. Inoltre, lo Stato di Oaxaca possiede il 40 per cento della produzione biologica del Paese: c’è quindi una richiesta crescente di fertilizzante naturale, composto che ora sanno produrre anche i nostri bambini. A ciò si aggiunge che chiunque lo voglia ha oggi il know how per costruirsi una casa a basso costo e a basso impatto ambientale». Come a dire che la comunità adesso è «in azione» e nessuno la potrà fermare.

Data di aggiornamento: 07 Giugno 2018

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1 comments

1 Gennaio 2019
salve, sarei interessata ad avere informazioni su questo progetto e su come contribuire a sostenerlo. grazie
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di Paola

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