Caritas Antoniana: resoconto 2016

124 progetti in 40 Paesi, in maggioranza a favore delle comunità povere nelle zone rurali del pianeta. È la svolta di Caritas Antoniana nel 2016. Obiettivo: dare i mezzi per un autosviluppo partecipato e sostenibile.
08 Febbraio 2017 | di

C’è qualcosa di nuovo sotto il sole della solidarietà antoniana. Un qualcosa che non riguarda la quantità – che è rimasta pressoché invariata – ma la direzione e la qualità di quanto Caritas Antoniana ha realizzato nel corso del 2016 in 40 Paesi del mondo. Il resoconto dell’anno appena concluso mostra un leggero aumento del numero dei progetti, 124 contro i 121 dell’anno prima, e un leggero calo della somma totale dei progetti approvati: 2 milioni 640 mila contro i 2 milioni 853 mila del 2015. Come nell’anno precedente, Caritas Antoniana ha seguito la geografia della povertà, intervenendo soprattutto in Africa (71 progetti), in particolare nella zona sub-sahariana e nelle regioni rurali dell’Asia (26 progetti). Ciò che è cambiato è stato il modo d’intervenire e il tipo di beneficiario. Dove sta allora la novità? Per la prima volta le risorse maggiori sono andate a interventi definiti di «promozione umana» (quasi il 27 per cento delle risorse) e a quelli di igiene e salute (circa il 26 per cento). Distaccato di poco (23,5 per cento), ma pur sempre al terzo posto, il classico cavallo di battaglia della solidarietà antoniana: la scuola. Vale la pena a questo punto chiarire che tipo di progetti sono contenuti nella categoria «promozione umana». Si tratta in buona parte di centri di formazione e sale comunitarie polivalenti: «Molti dei nostri progetti – spiega fra Valentino Maragno, direttore di Caritas Antoniana – sono nelle periferie e soprattutto nei piccoli centri agricoli, isolati negli entroterra, con una popolazione sparsa nel territorio, condannati a una povertà endemica, privi di tutto: dalle strade ai dispensari medici, dall’acqua all’energia, dai mezzi di lavoro a quelli di trasporto. In questi casi, i centri di aggregazione sono importantissimi perché permettono alla popolazione di incontrarsi, di cercare soluzioni comuni ai problemi, di ricevere una formazione che va dalle tecniche di coltura alle nozioni sanitarie, dalla conoscenza dei propri diritti fino all’organizzazione di piccoli sistemi produttivi per uscire, per esempio, dall’emergenza alimentare o idrica».

L’obiettivo: sviluppo rurale

In altri casi il progetto è proprio la costruzione di una piccola economia locale. Per esempio, in un villaggio in Mozambico l’aiuto di Caritas Antoniana ha consentito a un’associazione del luogo, nata per aiutare i bambini nel periodo post bellico, di realizzare un progetto di agricoltura comunitario.  Il progetto oggi dà lavoro a 15 famiglie di contadini e a 20 famiglie di piccoli commercianti. L’associazione ha comprato due terreni vicini a un fiume per assicurarsi l’accesso all’acqua anche in caso di siccità. Ha poi organizzato la formazione professionale, coinvolgendo scuole superiori e università. A Caritas Antoniana ha chiesto di coprire il costo della preparazione dei terreni, l’acquisto di sementi, piante e attrezzature di lavoro. Il sistema è riuscito anche a migliorare l’alimentazione di 500 bambini e adolescenti abbandonati, ancora seguiti nei centri dell’associazione. Oggi si sta reinvestendo il surplus agricolo in nuove piante e posti di lavoro, allargando progressivamente la catena dei beneficiari.

I progetti comunitari possono riguardare anche l’approvvigionamento energetico, per esempio con la costruzione di centraline elettriche o di impianti fotovoltaici: «Avere a disposizione energia elettrica cambia le prospettive – continua fra Valentino –: permette attività prima impossibili e addirittura salva vite. Grazie a Caritas Antoniana, oggi ci sono sale operatorie e sale parto in aperta campagna, agibili anche di notte. Inutile spiegare i vantaggi di un intervento così semplice eppure così fondamentale».

Tra i progetti anche il sostegno alle radio comunitarie, come Radio Lusambo, nella diocesi di Kabinda nella Repubblica Democratica del Congo, che raggiunge oltre 10 mila persone: «Sono mezzi importantissimi in quei luoghi in cui la popolazione è disseminata in un vasto territorio e non ha accesso a informazioni vitali. Per esempio, le radio in questi contesti avvisano della presenza di un medico, lanciano allarmi, propongono soluzioni, fanno formazione sulla salute o aiutano l’alfabetizzazione».

Comunità al centro

Il tipo di progetti incide sul tipo di beneficiario. Anche in questo caso per la prima volta la maggioranza delle risorse (40 per cento) va a 40 progetti in favore di popolazioni e comunità svantaggiate in area rurale. Al secondo posto ritroviamo i classici beneficiari della solidarietà antoniana: i bambini e gli adolescenti, con 40 progetti e il 27 per cento delle risorse. Bisogna dire, tuttavia, che la formazione professionale, che riguarda in genere i ragazzi più grandi, con il suo 9 per cento di risorse e i suoi 12 progetti continua a dirci che l’educazione a tutti i livelli è tratto imprescindibile dell’azione di Caritas Antoniana. E in ogni caso ogni progetto, non sarà scuola in senso stretto, ma prevede un qualche tipo di formazione.

Perché questa maggiore attenzione ai progetti comunitari? «Un po’ perché è cresciuta la richiesta da parte dei missionari – continua fra Valentino –, un po’ perché ci siamo accorti che sono quelli che aggrediscono da più punti di vista le cause di povertà. Se permetti a una comunità di organizzarsi, di formarsi e di avere i mezzi essenziali, essa pian piano costruirà il suo sviluppo. È un dare maggior fiducia ai beneficiari, un investire ancor di più sulle persone per renderle protagoniste del loro futuro». Un’intuizione che fa il paio con i dati appena sfornati dall’Ifad, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, il quale rileva che 3/4 degli 800 milioni di persone che vivono in estrema povertà si trovano in zona agricola. Ciò significa, semplificando, che agire per lo sviluppo di queste zone e delle loro comunità dà grandi risultati in termini di riduzione della povertà.

La seconda grande area d’intervento della Caritas Antoniana è quella detta della «Salute/igiene». In questo caso, rispetto al tipo di progetto abbiamo una conferma: «Come lo scorso anno – specifica fra Valentino – continua a crescere la richiesta di bagni e servizi igienici, soprattutto nelle scuole e nei luoghi comunitari. Oggi c’è consapevolezza che gli standard igienici sono fondamentali per prevenire le malattie. Fino a pochi anni fa non era così. Era normale, per esempio, costruire una scuola anche per migliaia di allievi senza un solo bagno». In questo macro contenitore ci sono anche la costruzione di dispensari, di padiglioni negli ospedali di campagna, di laboratori di analisi, di sale parto per ridurre la mortalità materno-infantile».

Quanto fin qui detto giustifica un altro dato: il 96 per cento delle realizzazioni Caritas Antoniana è costituito da progetti di sviluppo. La maggior parte dei fondi è stata spesa in costruzioni e in attrezzature, proprio per dotare le comunità di infrastrutture di base. Si spiega così anche il maggior costo dei progetti: il 34 per cento va dai 10 ai 20 mila euro e il 28 per cento dai 20 mila ai 40 mila, anche se sono pochi quelli al di sopra dei 50 mila euro.

Una solidarietà di frontiera

Ultima novità: la nazione che conta più progetti (21) è la Repubblica Democratica del Congo, uno dei Paesi più ricchi di materie prime ma con i tassi di povertà più alti del mondo. Nella graduatoria dello sviluppo umano è appena al 174° posto su 186 nazioni (dati 2016 UNDP): «È un Paese molto difficile in cui operare – conferma fra Valentino –, a causa degli alti tassi di violenza e di corruzione. Ma noi possiamo lavorarci grazie a un referente affidabile, un sacerdote locale molto scrupoloso, che guida gli interventi di Caritas Antoniana in 10 diocesi, grazie a un accordo con 48 vescovi, che ho incontrato di persona alla conferenza episcopale tenutasi a Kinshasa lo scorso giugno. La solidarietà di sant’Antonio si serve tante volte di una Chiesa locale che combatte in prima linea la sua battaglia per la gente. E noi ne siamo orgogliosi».

Le periferie del mondo sono ormai l’orizzonte di Caritas Antoniana. Non è un caso che i benefattori, amici e lettori del «Messaggero di sant’Antonio», abbiano accolto con grande entusiasmo il progetto di Giugno del 2016, realizzato dai nostri frati in Libano a servizio dei profughi siriani. «Grazie all’aiuto di tanti, oggi portiamo scuola e animazione per i bambini dei campi e offriamo ai più grandi formazione professionale. Abbiamo costruito un centro caritas, con tanto di cucina popolare e lavanderia, cuore pulsante del nostro aiuto ai profughi e ai poveri del luogo».

Dove ci porterà la solidarietà di sant’Antonio nel prossimo anno? «In altre periferie indicate da papa Francesco – conclude il direttore di Caritas Antoniana –, tra le minoranze perseguitate, in Paesi schiacciati dal fondamentalismo. Convinti che la pace si debba e si possa costruire dal basso. Con gesti semplici, ma concreti: il sostegno alle donne, il dialogo interreligioso, la difesa delle minoranze. Una frontiera su cui noi francescani vogliamo sostare in tempi così difficili e precari, come farebbero san Francesco e sant’Antonio se fossero oggi tra noi». 

 

Per visionare il resoconto completo, con tutti i dati per nazione, referente e tipo di progetto consulta il sito della Caritas Antoniana.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017

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