Massimiliano Kolbe giornalista
Non tutti sanno che san Francesco di Sales, la cui festa ricorre il 24 gennaio, è il patrono dei giornalisti. Ma esistono giornalisti santi? Senz’altro. Uno di questi è stato il francescano san Massimiliano Kolbe, martire ad Auschwitz il 14 agosto 1941, di cui è meno nota la sua attività giornalistica. «Dobbiamo inondare la terra con un diluvio di stampa cristiana e mariana, in ogni lingua, in ogni luogo, per affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore che ha trovato nella stampa la più potente alleata; fasciare il mondo di carta scritta con parole di vita per ridare al mondo la gioia di vivere!» aveva scritto, profeticamente. E dalle parole passò presto ai fatti, progettando l’uscita di un giornale mensile, il «Cavaliere dell’Immacolata», nel gennaio 1922.
Ecco alcuni stralci del suo ultimo editoriale, dal titolo Nessuno al mondo può cambiare la verità (SK 1246), firmato nel dicembre 1940, che chiede di accordare mente e cuore, ragione e spiritualità, alla luce della verità, l’unica che rende liberi anche nelle più grandi avversità.
«Nessuno può cambiare la verità. La verità è unica. Lo sappiamo bene, tuttavia nella vita concreta ci si comporta talvolta come se in uno stesso problema il no e il sì potessero essere entrambi la verità. Non è difficile, per esempio, sperimentare in noi stessi che a volte ci comportiamo con la convinzione, come ci dice la fede, che la divina Provvidenza ci assista, mentre in un’altra occasione ci preoccupiamo in modo esagerato, come se questa divina Provvidenza non esistesse. Pertanto, la divina Provvidenza o c’è o non c’è! Ugualmente è vero, per esempio, che in questo momento io sto scrivendo queste parole e che tu, caro lettore, le stai leggendo. Di fronte a ciò non può essere vera la frase contraria, vale a dire che io non abbia scritto queste cose, oppure che tu non le stia leggendo. In effetti, su questo argomento non può essere vero tanto il sì quanto il no. La verità sta nel sì o nel no. La verità, infatti, è unica.
La verità è potente. Se qualcuno volesse smentire e affermasse che né io ho scritto né tu hai letto, la verità non si cambierebbe, e colui che negasse si sbaglierebbe, si ingannerebbe. E anche se tali negatori fossero numerosi, la forza della verità non ne soffrirebbe affatto. Anzi, anche se tutti gli uomini della terra affermassero, pubblicassero, filmassero e girassero per tutta la loro vita, che io non ho scritto queste righe, che tu non le hai lette, tutto ciò non sarebbe sufficiente per spezzare nemmeno una briciola del granito della verità, vale a dire che io ho scritto e che tu hai letto. E neppure Dio cancella né può cancellare la verità con un miracolo, poiché Egli è proprio la Verità per essenza. Quanto è grande la potenza della Verità! Una potenza veramente infinita, divina.
Non altrimenti si presenta il problema a proposito delle verità religiose. Sulla terra noi vediamo numerose confessioni religiose e ci imbattiamo nell’idea, abbastanza diffusa, secondo la quale ogni religione è buona. Però non si può essere d’accordo con tale idea. È vero che molti di coloro che non conoscono alcuna religione, oppure ne professano una o un’altra, possono essere esenti da qualsiasi colpa davanti a Dio, per il fatto che sono pienamente convinti di camminare su una strada giusta; tuttavia, anche in uno stesso problema di argomento religioso, la verità può essere solamente una, e coloro che hanno delle convinzioni diverse dalla realtà delle cose, si sbagliano. Solo colui che giudica secondo la verità ha una fede vera. E così, se è vero che Dio esiste, sono nell’errore i miscredenti, i quali affermano che Egli non esiste; d’altra parte, se Egli non esistesse, sarebbero nell’errore tutti coloro che professano qualsiasi religione. Inoltre, se è vero che Gesù Cristo è risorto, è vero ciò che Egli ha insegnato e che Egli è il Dio incarnato; ma se Egli non fosse risorto, tutte le confessioni cristiane non avrebbero ragione di esistere. (…)
Nessuno può cambiare qualsiasi verità, si può soltanto cercare la verità, trovarla, riconoscerla, conformare a essa la propria vita, camminare sulla strada della verità in ogni questione, soprattutto in quelle che riguardano lo scopo ultimo della vita, in rapporto a Dio, ossia ai problemi di religione. Pertanto, non esiste uomo al mondo che non vada alla ricerca della felicità, e della felicità duratura; anzi, in ogni nostra azione la felicità si presenta a noi in una forma o in un’altra, come lo scopo verso cui tendiamo per natura. Tuttavia, una felicità che non viene edificata sulla verità non può essere duratura, come del resto la stessa menzogna. Unicamente la verità può essere ed è il fondamento incrollabile della felicità, sia per le singole persone sia per l’umanità intera».