Beata povertà!
Capiamoci bene: la miseria di tanti nostri fratelli e sorelle è indegna e grida vendetta al cospetto di Dio! Mancanza di beni primari (cibo, acqua, salute, diritto allo studio e al gioco per tutti i bambini, dignità della donna, libertà religiosa, accesso alle cure di base, ecc.), di lavoro, libertà e democrazia, essere perseguitati a causa della religione o della provenienza geografica, tenere fuori qualcuno dal nostro egoistico benessere perché si teme di perdere qualcosa: tutto ciò non ha nessuna benché minima giustificazione, né umana né tanto meno spirituale!
La Parola di Dio non ci lascia alcun margine di autogiustificazione o disimpegno: se anche solo un povero manca al nostro banchetto, se anche solo una pecorella è persa, nessuno può essere felice.
Poi però ogni volta ci commuoviamo davanti al presepio, alla povertà della Sacra Famiglia, a quel Bimbo che, pur figlio di Dio, nasce nell’essenzialità di una stalla, adagiato in una mangiatoia, visitato da poveri pastori senza diritti e da alcuni strani extracomunitari venuti da lontano. E intuiamo che in quella povertà c’è un tesoro che nessun nostro conto in banca è in grado di garantirci. E di quello abbiamo una struggente nostalgia!
Non entro nel merito dei sacrifici che il governo o l’Europa ci sta chiedendo di fare (mi auguro almeno che siamo tutti a farli…), ma se questo ci aiuterà a riscoprire una «benedetta povertà», una sana sobrietà e un’evangelica essenzialità, dove non confondiamo le cose davvero importanti da quelle accessorie e talvolta del tutto inutili, ben vengano. Anche Natale sarà così più vero.
Un Santo Natale a tutti!