Sinergia e operosità: le api del buon miele insegnano...
Le api hanno «due ali con le quali si sollevano dalle cose terrene e quasi si librano nell’aria, contemplando con maggiore intensità la gloria di Dio». Eravamo simili a un alveare ad Assisi, giorni fa: tante famiglie impegnate nella promozione della loro salute rispetto all’alcol e ad altre dipendenze, quelle «vecchie» e quelle «nuove», come il gioco d’azzardo. Veniamo ad Assisi da venticinque anni, una staffetta di mille e più persone, con l’obiettivo di incontrare se stesse... nell’incontro con san Francesco e con tanti amici di percorso, accolti quest’anno – meritatamente – dal sindaco e dal vescovo, oltre che dai frati del Sacro Convento.
Uso l’immagine dell’alveare non solo per descrivere i momenti artistici, liturgici e assembleari, ma anche per quell’incrociarsi animato di volti vecchi e nuovi; l’andare e il venire da alloggi e mezzi di trasporto; la gara per rendersi utili al buon esito dei tre giorni di spiritualità assisana; il mega party con prelibatezze regionali e performance musicali e teatrali. Poi testimonianze di vita, abbracci, incoraggiamenti, ascolto empatico di esperienze così umane, e poi via, nei tempi liberi, a sciamare per Assisi e dintorni. Sant’Antonio, che in ogni pagina dei suoi Sermoni cita a scopo morale il comportamento di animali, mostra di conoscere bene il mondo fascinoso degli alveari, da cui del resto proveniva un protagonista della mensa medioevale, e nutre una simpatia tutta particolare per le api, soprattutto per quelle piccole, perché, dice, «sono le più laboriose e hanno le ali sottili, e sono di colore bruno e come bruciate».
Esse, leggere e agili, volano e danzano di fronte al sole, che pare abbronzarle e quasi incendiarle, ma non si sottraggono al loro compito, che le fa un poco rischiare. Anche tra noi, qui ad Assisi, qualcuno ha portato il proprio aspetto «bruno», scurito da fatiche e smarrimenti esistenziali che, appunto, lo hanno esposto a «bruciarsi», osando voli che hanno qualche volta compromesso salute e relazioni. Sono orgoglioso di essere con queste persone, e il Santo mi incoraggia: «Le api piccole sono gli uomini penitenti, piccoli ai propri occhi. Essi sono di grande laboriosità, sono sempre occupati in qualche attività, perché il diavolo non trovi la loro casa vuota e in ozio…».
Queste persone hanno risparmiato tutto l’anno per essere qui, per darsi segni di coraggio e di perseveranza nel miglioramento del proprio stile di vita. Al ritorno a casa riprenderanno con slancio i propri impegni, liberi e operosi. Non siamo a un corso accelerato di teologia, ma a una scuola fraterna di «trascendimento», di superamento di ogni rassegnazione. Mentre, invece, «le api belle appartengono al numero di quelle che non fanno nulla»: stanno da sole in disparte, cercano la solitudine e non fanno nulla di buono, dice sant’Antonio. Ma conoscendo questi amici che hanno dato una svolta coraggiosa alla loro vita, ripeto con il Santo: così sono le api piccole, brune e come bruciate e fanno buon miele. Perché sono piccole e non hanno smesso di volare.