L’ironia che ci salva
Erano trascorsi pochi giorni dal Natale del 1970. L’Italia era avvolta da una morsa di freddo e gelo in ogni dove. Io, con i miei genitori, mi godevo le vacanze natalizie, tra una tombola e un assaggio di pandoro. Avevo dieci anni. Era stato un Natale straordinario per me.
Ricordo ancora la corsa a casa dopo la Santa Messa di mezzanotte, ansioso di scartare i miei regali. Avevo passato un anno a tormentare i miei genitori su cosa regalarmi: volevo la maglia del mio idolo, la casacca numero 1 del Milan, la mia squadra del cuore. La maglia di Fabio Cudicini, portiere rossonero, conosciuto come «il ragno nero». Quel giorno finalmente avevo l’occasione per sfoggiare il mio nuovo indumento: la maglia nera con il numero uno stampato dietro, il colletto e i polsini rossi.
Il Milan tornava in campo dopo la pausa natalizia nell’insidiosa trasferta di Torino. Molti appassionati di calcio ricorderanno perfettamente cosa successe quel giorno. Il Milan, guidato da Nereo Rocco, andò in vantaggio, almeno fino a quando un tiro goffo e sgangherato di un giocatore del Torino si infilò lentamente sotto le gambe del mio idolo. Una papera storica che, lo ammetto, mi fece piangere.
A quasi cinquant’anni di distanza, ripenso a quel fenomeno, a quell’idolo della mia gioventù che quel giorno fece una papera clamorosa. Tutto ciò per tanti motivi. Il primo è legato proprio all’importanza di quella papera. Gli errori sono, infatti, fondamentali nella costruzione dell’identità di ogni persona.
Sembra un luogo comune, invece è un dato di fatto: tutti noi commettiamo errori, persino i nostri idoli, quei personaggi che mitizziamo, e che immaginiamo sempre invincibili. Commettere errori non sminuisce il loro essere mitici, anzi, li rende solo più umani. Questo vale per tutte le storie, per tutte le vite, che siano mitiche, umili, dignitose o difficili.
Dopo quell’errore, l’allora allenatore del Milan, il mitico Nereo Rocco rivolse a Cudicini una frase bellissima: «Non ti dico niente perché un errore del genere non merita neanche di essere discusso». Una frase detta sorridendo, in dialetto, con tanta ironia. Una frase che sdrammatizzò quel momento nero di tutta la squadra. Il trucco, in fondo, è tutto lì: reagire con ironia agli errori, agli imprevisti che incontriamo nelle nostre carriere, e saperne fare tesoro.
Tante volte ho parlato dell’inciampo, dell’errore che ti permette di ripartire cambiando un paradigma, ripartendo da una nuova prospettiva. L’importanza dell’ironia dunque. E l’importanza della rete. Il ragno nero, il portierone del Milan, aveva la sua rete con dentro allenatore, compagni di squadra, famiglia. Una tela densa di persone tanto vicine da risultare indispensabili nel superamento delle difficoltà. Curare le nostre tele, proprio come il ragno nero, è l’altro strumento fondamentale.
Una rete con amici, familiari, colleghi di lavoro. Perché curare la nostra tela significa curare le nostre relazioni e curare le nostre relazioni significa non rimanere soli quando siamo in difficoltà. Anche quando una palla o una qualsiasi altra situazione della vita ci sfugge dalle mani. E voi come reagite alle vostre papere? Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina facebook.