Costruiamo «esperienze di soglia»
«Diceva Hannah Arendt: “Gli uomini e le donne sono fatti per cominciare”». Così il professor Ivo Lizzola, docente di Scienze umane e sociali all’Università degli studi di Bergamo, ha dato il via al suo intervento all’ultimo convegno «Immaginabili Risorse», tenutosi lo scorso ottobre all’Università cattolica del Sacro Cuore, a Milano, e che ora, reduci dalla pausa pasquale, che di «risorgimenti» se ne intende, mi permetto di rispolverare.
Secondo il professor Lizzola, la chiave per andare oltre, anche nella cultura dell’inclusione, sta proprio qui. Parlare di diritti della persona con disabilità, sostiene il docente, è importante e necessario ma non è ciò che fa la vera differenza. Lo scarto reale scatta quando gli individui divengono «resi possibili» e, soprattutto, cominciano a sentirsi tali. Ciò vale per il singolo ma anche per la società tutta. La capacità di restituire senso al futuro ha oggi un peso politico che, aggiungo io, è quasi inedito.
Bisogna fare riferimento al generativo e non al distruttivo e restare aperti, capaci di convivere. «Convivere con la diversità – sottolinea ancora Lizzola – è convivere con un’esposizione. Dobbiamo offrire luoghi aperti come passaggio in avanti per l’attraversamento. Dipende da chi abbiamo accanto la nostra capacità di tornare a sentirsi qualcuno. La comunità è anche questo movimento, questo attraversamento, trovarsi in prossimità per sopportare insieme». E, concludo io, per rinascere, obbligandoci alla novità, all’imprevisto. Su questo oggi, a mio parere, dobbiamo lavorare quando parliamo di inclusione.
E voi, di quante rinascite siete stati protagonisti o testimoni? Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina Facebook.
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