Giannascoli: salviamo i coralli
Tra i 26 «ambasciatori» della Grande barriera corallina australiana c’è anche Alessandra Giannascoli, biologa marina abruzzese da anni di base nel Queensland. A inizio 2019 è diventata Master Reef Guide, una nuova figura voluta dal Parco marino nazionale della Grande barriera corallina e dall’Ente del turismo dello Stato australiano per sensibilizzare i due milioni di visitatori che ogni anno ne scoprono le meraviglie. «Vogliamo far capire a tutti quanto importante sia il reef – dice Alessandra –. Se tornasse nell’atmosfera l’anidride carbonica che la barriera corallina utilizza tramite i coralli e tutto l’ecosistema marino, noi saremmo i primi esseri viventi a morire. La nostra adattabilità a condizioni nuove è molto inferiore a quella degli insetti».
I biologi marini e gli operatori del settore, che entrano a far parte del programma dopo un’attenta selezione, sono profondi conoscitori dei luoghi che frequentano con i turisti, e raccolgono dati per monitorare una fetta più ampia di reef. Il governo e l’Istituto di ricerca marina AIMS riescono infatti a coprire appena il 10 per cento della superficie totale: «Ci sono punti della barriera di cui non si conosce nulla», spiega Alessandra, impegnata da anni su questo fronte.
Negli ultimi anni c’è una maggiore attenzione, anche a livello internazionale, per lo stato di salute della Grande barriera corallina, specie dopo lo sbiancamento dei coralli del 2016-2017: in alcune aree, soprattutto in quelle più esterne, ne sono morti tra il 50 e il 70 per cento. Più rosea è invece la situazione nella zona interna, ad esempio nell’arcipelago delle isole Frankland, poco distanti dalla città di Cairns. Qui i coralli persi sono stati circa il 10-20 per cento, perché i coralli del reef interno «reagiscono in maniera diversa» ai cambiamenti, sono più tolleranti e si adattano meglio a condizioni meno favorevoli, come diversa salinità e temperatura dell’acqua. Monitorare, registrare e condividere queste informazioni con i ricercatori è un lavoro prezioso come lo è la divulgazione.
«Quello che faccio è cercare di sensibilizzare i visitatori provenienti da tutti gli angoli del mondo: li informo trasmettendo loro tutta la mia conoscenza e passione. Il problema del surriscaldamento globale deve essere risolto a livello mondiale. Quindi tutti noi possiamo partecipare con piccole azioni quotidiane che, se fatte in gruppo, possono portare a grandi cambiamenti».
Dalla riduzione dell’uso della plastica all’utilizzo dell’auto una volta in meno per andare al negozio dietro l’angolo, i gesti quotidiani per proteggere la barriera corallina sono tanti e «possono essere fatti dovunque».