04 Ottobre 2024

Restituire tutto a Dio

Nella vita di san Francesco una parola chiave è la restituzione, anche nel momento cruciale delle Stimmate.
San Francesco

San Francesco, particolare dell'affresco "Sant'Antonio e san Francesco", Studio Teologico (Basilica di sant'Antonio, Padova) - Foto © Deganello Giorgio/Archivio MSA

La festa di san Francesco di Assisi ci invita ogni anno a incontrare questo santo così speciale, capace anche oggi di attrarre l’attenzione di molti, sotto più aspetti: la pace, la cura del creato, l’economia, la vita spirituale,...

Spesso, riferendosi a lui, lo si chiama il Poverello di Assisi, per sottolineare che la scelta della povertà da lui compiuta è stata una novità all’interno della Chiesa, specialmente per il modo in cui l’ha vissuta. E sono vari momenti di spogliazione di Francesco: i primi sono legati ai sogni di gloria (voleva diventare un cavaliere) che vanno in frantumi con la prigionia e con il dialogo di Spoleto, quando sente una voce che lo invita a ritornare sui suoi passi. Spogliazione decisiva è quando smette di adorare se stesso (cfr. Leggenda dei tre compagni, FF 1403) cominciando un percorso di preghiera e carità rivolto agli altri e all’Altro; a essa segue la spogliazione fisica, nel restituire tutto al padre Pietro di Bernandone, anche i propri vestiti. Un evento che dà scalpore, ma col quale Francesco afferma: Dio è mio padre e questo mi basta. È finita qui? No, ci sono altre esperienze di spogliazione del Poverello, ma una è particolarmente significativa e avviene in relazione all’impressione delle Stimmate, evento di cui abbiamo ricordato recentemente l’anniversario (800 anni). Francesco si trova a fare i conti con difficoltà all’interno dell’ordine dei frati da lui fondato: modi diversi di concepire la loro vita, chi vuole restare semplice e itinerante, chi invece vuole stabilirsi anche per le esigenze della formazione e preparazione teologica. In qualche modo, Francesco viene un po’ messo da parte, lui, il fondatore stesso! In realtà, quei fratelli, come lui stesso aveva affermato, erano un dono del Signore; tuttavia, Francesco si era dato da fare per accoglierli e costruire una fraternità, spesso intervenendo di persona nelle questioni per scegliere in che modo proseguire sul cammino religioso. Da questo percorso sono nate, ad esempio, le Ammonizioni, una raccolta di inviti spirituali per affrontare le varie situazioni nel cammino cristiano e soprattutto dei frati minori. Era probabile che Francesco sentisse un po’ suo questo ordine e ne era preoccupato, temendo che potesse perdersi. Il Signore, tuttavia, gli aveva detto di non angustiarsi, perché l’ordine non era suo, ma di Dio. 

Non è facile staccarsi da qualcosa su cui si è investito tanto, ma è proprio la restituzione una delle parole chiavi dell’esperienza francescana: vivere in povertà, o meglio senza nulla di proprio, vuol dire anzitutto riconoscere che tutto ciò che ho non dipende solo da me, ma c’è una rete di relazioni in cui tanti sono coinvolti e, ultimamente, è Dio il datore di ogni dono. Non appropriarsi, allora, è riconoscere «che tutti i beni sono suoi» (cfr. FF 49) e impegnarsi a restituire quanto abbiamo. Come? «Con la parola e l’esempio» suggeriscono le Ammonizioni (cfr. FF 156), cioè rimettendo in circolo il bene che abbiamo ricevuto e non trattenendolo per sé. È quanto espresso dall’evangelico “perdere se stessi”, invito di Gesù ai suoi discepoli che è crocifiggente, ma allo stesso tempo apre a trovare la vita vera: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (cfr. Mt 16,24-25).

Francesco, alla Verna, rimette tutto nelle mani del Signore, non si appropria più di nulla: vive così l’esperienza crocifiggente delle Stimmate, ma insieme incontra in modo del tutto singolare il Signore Risorto e vivo.

 

Data di aggiornamento: 04 Ottobre 2024
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