Com’è nato l'abito dei frati?
Sono molti quelli che mi scrivono chiedendomi informazioni sul nostro abito francescano, sull’abito dei frati. Mi limito nella mia risposta partendo dall’esperienza di san Francesco e sottolineando in particolare la tradizione dei frati francescani minori conventuali a cui appartengo (risalente al ceppo più antico e ininterrotto delle famiglie francescane).
Come nasce la tunica
Tommaso da Celano, primo biografo di san Francesco ci dice come il santo, dopo la sua conversione e in seguito alla rinuncia di tutti i beni paterni (con la sua famosa spoliazione davanti al Vescovo), avesse iniziato per la verità a vestirsi alla maniera degli eremiti, «con una cintura di cuoio, un bastone in mano e sandali ai piedi» (Fonti Francescane 355):
(Ma un giorno) in cui in questa chiesa si leggeva il brano del Vangelo relativo al mandato affidato agli Apostoli di predicare, il Santo, che ne aveva intuito solo il senso generale, dopo la Messa, pregò il sacerdote di spiegargli il passo. Il sacerdote glielo commentò punto per punto, e Francesco, udendo che i discepoli di Cristo non devono possedere né oro, né argento, né denaro, né portare bisaccia, né pane, né bastone per via, né avere calzari, né due tonache, ma soltanto predicare il Regno di Dio e la penitenza, subito, esultante di spirito Santo, esclamò: «Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!».
S’affretta allora il padre santo, tutto pieno di gioia, a realizzare il salutare ammonimento; non sopporta indugio alcuno a mettere in pratica fedelmente quanto ha sentito: si scioglie dai piedi i calzari, abbandona il suo bastone, si accontenta di una sola tunica, sostituisce la sua cintura con una corda. Da quell’istante confeziona per sé una veste che riproduce l’immagine della croce, per tener lontane tutte le seduzioni del demonio; la fa ruvidissima, per crocifiggere la carne e tutti i suoi vizi e peccati, e talmente povera e grossolana da rendere impossibile al mondo invidiargliela! (Fonti Francescane 356)
Francesco vuole vivere alla lettera i dettami del Vangelo; desidera in tutto essere e presentarsi da povero svestendosi di ogni pur piccolo segno di potere e forza, come indica Gesù!
L’aggiunta della corda
Francesco abbandona anche la cintura in pelle, che era il normale supporto alla borsa dei denari per borghesi, mercanti e cavalieri, sostituendola con un’umile corda come i nulla tenenti!
Con altrettanta cura e devozione si impegnava a compiere gli altri insegnamenti uditi. Egli infatti non era mai stato un ascoltatore sordo del Vangelo, ma, affidando ad una encomiabile memoria tutto quello che ascoltava, cercava con ogni diligenza di eseguirlo alla lettera (Fonti Francescane 357).
Da quel giorno, si definisce per sempre il modo di presentarsi e vestire di san Francesco come dei suoi frati! Gli antichi cronisti riportano l’abitudine dei frati minori di indossare l’abito (una tonaca e un cappuccio) cinto in vita da una corda. Proprio per questo in Francia i francescani furono chiamati per secoli anche «les Cordelliers» (fino alla rivoluzione francese). Se all’inizio è semplicemente una «corda annodata» senza però un numero preciso di nodi, ben presto questi si riducono ad un numero fisso di TRE a simboleggiare anche visivamente i voti di povertà, castità e obbedienza che i frati promettono di osservare tutta la vita:
La povertà, perché il Signore è l’unica vera Ricchezza!
La castità, perché Lui è l’unico grande Amore che riempie il cuore e l’esistenza!
L’obbedienza, perché solo alla Sua Volontà il frate francescano tende e si ispira.
Per servire il prossimo, uguale al prossimo
San Francesco, in un certo senso è una sorta di stilista…! È lui stesso, infatti, a confezionarsi un abito che rappresenta anche esteriormente la sua scelta di vita. Si rifaceva in questo ad un capo di vestiario ben conosciuto fin dall’età romana ed usato dai contadini, una sorta di camicione molto essenziale cinto ai fianchi da una cintura o rozza corda: era il «sagum», termine che ha dato in italiano i due esiti di «sacco» e di «saio». È una scelta spirituale con la quale vuole sentirsi in piena intimità e conformità a Gesù, ma è anche una scelta che lo mette vicino e prossimo alla tanta gente povera del suo tempo che più o meno vestiva a quel modo: un sacco ruvido con un cappuccio contro la pioggia, e una corda ai fianchi.
Il ricordo del principio
Rattoppato sino all’inverosimile lo si può ammirare nella «Sala delle Reliquie», presso la Basilica di San Francesco in Assisi. Di questo prezioso ricordo ci parla in un video p. Pasquale Magro, frate del Sacro Convento. Se avrete occasione di recarvi ad Assisi, non mancate dunque di soffermarvi a contemplare l’umile abito del Poverello.
Possa san Francesco suscitare anche in ciascuno di noi un amore appassionato a Gesù e al suo Vangelo e il desiderio di annunciarlo e testimoniarlo in semplicità per le strade del mondo.
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fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
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