Le ferite dell’Amore
«Il beato Francesco due anni prima della sua morte fece nel luogo della Verna una quaresima in onore della beata Vergine Madre di Dio e del beato Michele Arcangelo, dalla festa dell’Assunzione di santa Maria Vergine fino alla festa di san Michele di settembre; e scese su di lui la mano del Signore: dopo la visione e le parole del Serafino e l’impressione delle stimmate di Cristo nel suo corpo, fece queste lodi scritte dall’altro lato della pergamena e le scrisse di sua mano, rendendo grazie a Dio per il beneficio a lui fatto». Queste parole si trovano scritte in rosso (sono una rubrica) nella cartula che contiene la benedizione a frate Leone e, dall’altro lato, le Lodi di Dio Altissimo. Un biglietto prezioso, testimone di un intreccio di vicende dolorose e luminose.
Stando alle fonti, siamo nel 1224, proprio 800 anni fa, presso il monte della Verna (ora in provincia di Arezzo). Francesco di Assisi si trova lì con frate Leone (e forse altri compagni), bisognoso di un tempo di solitudine, legato molto probabilmente alla situazione difficile che si stava creando nella relazione con i frati dell’Ordine: visioni diverse dalla sua, che sembravano contraddire la via che aveva intrapreso. Pareva non avessero più bisogno di lui, che fossero «tanti e tali» da poter continuare da soli; però, essere emarginati ferisce profondamente. È una situazione in cui ci possiamo riconoscere: avevamo tanto lavorato, ci eravamo tanto impegnati e ora troviamo opposizione da parte di chi ha condiviso il nostro percorso. Non serviamo più, il progetto ha preso un’altra direzione.
Come reagire di fronte a questo? Proviamo rabbia, frustrazione, forse anche il desiderio di rispondere al male che stiamo subendo. Nel Vangelo, Gesù chiede di non rispondere con violenza; nel dialogo della perfetta letizia, Francesco invita ad avere pazienza e a non inquietarsi: ma è possibile davvero questo? Ed è giusto? Questioni ampie, che non possiamo affrontare in poche battute. Guardiamo a Francesco, a come si pone di fronte a tutto ciò. È in un tempo di crisi, e ricerca il Signore che sembra non volersi manifestare: prega, digiuna, grida tra le selve, nello sforzo di ritrovare la sua identità: «Chi sono io? Chi sei tu, Dio?». La risposta che arriva, pochi giorni dopo la festa dell’Esaltazione della Croce, coinvolge interamente la sua persona: vede, ascolta, viene toccato nel corpo. È la carità della passione l’evento in cui viene immerso: nella croce si consuma il dramma di Gesù, rifiutato e condannato a morte infame, ma che non smette di amare e di essere amato dal Padre.
In tutto ciò, anche frate Leone sta vivendo un momento di fatica personale: Francesco se ne accorge e consegna a lui il biglietto con le Lodi di Dio e con una benedizione particolare, che riprende quella di Aronne nel libro dei Numeri (cfr. Nm 6,24-26). Una benedizione che invita a riscoprire il volto di Dio, a entrare in quello sguardo, per guardare in modo nuovo alla nostra vita e a tutta la realtà, non più nemica, ma occasione di grazia.
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